Vito Marinelli, il Capitano

Vito ci racconta la sua storia

Antonia Schiavarelli
24/10/2015
Attualità
Condividi su:

Vito Marinelli, per chi non si occupa di calcio, risulterà essere un nome come un altro, per chi il calcio lo vive da calciatore o da tifoso, Vito Marinelli è il capitano, il bomber della U.S. San Salvo.

Vito ha 24 anni, da quattro veste la maglia bianco azzurra. 70 reti, che lo rendono protagonista sul campo e fuori d’esso.

Vito gioca da sempre. Comincia da bambino, davanti casa, sull’asfalto di via delle rose, partite due contro due, tra bambini che avevano in testa solo la voglia del goal in una porta che allora era la saracinesca di un garage.

A sette anni entra nei pulcini della U.S., ed è sul campo del Bucci che cresce come uomo e come calciatore, sempre dietro ad un pallone.

A 15, entra nella “squadra dei grandi”, il suo talento è già visibile a tutti, ed è sul campo con la U.S. San Salvo che viene notato dai dirigenti del Pescara, che lo vogliono con loro, negli anni in cui dalla C, il Pescara entra in serie B.

In un’età in cui un ragazzo pensa solo ad un divertimento fatto di serate con gli amici, feste e ragazze, Vito, entra nel Pescara, in una scuola di calcio in cui la disciplina è ferrea, allenamenti tutti i giorni, ritiri, poche distrazioni. Ma Vito vuole giocare, la sua passione è il calcio, ogni sacrificio che sia esso fisico o personale, vale per crescere, per riuscire a tirare il pallone in porta. Cominciò la sua avventura nel Pescara insieme ad altri 50, dopo 4 anni erano rimasti in 7.

Frequenta intanto il liceo scientifico a Pescara e lì si diploma. Con lui giocano calciatori del calibro di Marco Verrati, oggi al Paris Sant Germain. Sono anni intensi, fino ad un infortunio che a 19 anni lo blocca per mesi.

Un corpo abituato al movimento, in cui le inquietudini di un’età giovane si scaricano, nel momento in cui si ferma, riversa la propria energia in altri ambiti a volte con rabbia. Alcuni diverbi con la dirigenza del Pescara lo fanno decidere a tornare a casa.

A 20 anni rindossa la maglia della U.S. San Salvo, il ragazzo è diventato grande e segna, segna tanto.

Trova nella squadra il giusto equilibrio, una seconda famiglia, in cui crescere e migliorarsi, non solo fisicamente. Per Vito il gioco di squadra è fondamentale, lì dove non arriva il singolo solo la squadra può portare a casa il risultato.

Nel calcio non possono esistere prime donne e Vito è cosciente di questo, lui è il capitano, l’uomo che sprona, che dà l’esempio e questa responsabilità la sente tutta. Il calcio quello visto in tv, ci offre troppo spesso l’immagine di calciatori, viziati, abituati ad avere troppo.

Il calcio quello che ti porta a tifare la squadra del tuo paese la domenica sugli spalti, quello delle serie “minori”, ci dona ragazzi invece, dal carattere forte, pronti al sacrificio, in cui la disciplina è fondamentale per rendere sul campo. Loro sono un bell’esempio, fuori dagli schermi televisivi, sul campo vicino casa.

Vito e la sua squadra, la loro forza di volontà e il loro esempio sano, sono un buon motivo per andare allo stadio la domenica, anziché guardare le star sul monitor di un televisore.

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: