Tutto è cominciato grazie ad Alba, unâamica. Sua figlia Alessandra aveva insegnato matematica in carcere e in quellâoccasione aveva conosciuto la dottoressa Giuseppina Rossi, la Funzionario giuridico-pedagogico dellâIstituto penale di Vasto.
Nellâestate scorsa Giuseppina ha chiesto ad Alessandra se conosceva qualcuno che era disponibile a fare del volontariato in carcere. La mamma era la persona perfetta, unâinsegnante in pensione che aveva anche avuto diverse esperienze di volontariato con situazioni di tossicodipendenza. Alba ha accettato lâinvito e lo ha esteso anche ad altre tre sue amiche.
Dopo i tempi tecnici dei permessi necessari per entrare in carcere, è arrivato il giorno in cui cominciavamo questa esperienza. Durante il tragitto in macchina, prima di arrivare, pensavamo la stessa cosa: a nessuna di noi era mai venuto in mente di fare del volontariato in carcere e avevamo anche tanti timori e tanti pregiudizi, gli stessi che si provano con lâignoto. Tuttavia sentivamo nel cuore questa chiamata.
La prima volta era venuta anche Alessandra che ci ha presentato alla dottoressa Rossi, una persona davvero speciale, pacata e autorevole allo stesso tempo e che fa il suo lavoro con professionalità e amore.
Nel passaggio da un cancello allâaltro, non câera detenuto che non salutava guardandoci diritto negli occhi.
Dopo aver visitato alcuni ambienti del carcere, Rossi ha illustrato le regole e il funzionamento dellâistituto e ci ha anche parlato della sofferenza di quegli uomini che si trovano in quel luogo per delle scelte sbagliate ma che vivono una situazione di disagio.
La poesia, riportata a margine, scritta dal detenuto Gennaro Improta, aiuta a comprendere il loro stato dâanimo.
âA modo mio, preghiera a Dio"
Eâ quas mezzanott (Eâ quasi mezza notte)
E âp durmì accumencâ nata lott (e per dormire incomincia unâaltra lotta)
Cu lâuocch nfus e chiant (Con gli occhi bagnati di pianto)
E dintrâ o cor nuâ rimpiant (e dentro il cuore un rimpianto)
I stoâ pregann a tè (sto pregando a te)
Signore sant (Signore Santo)
Picchè mi sent stanc (perché mi sento stanco)
Pâ lâaffett ca âm manc (per lâaffetto che mi manca)
Pâ stu sol caâ nun spont (per il sole che non si vede)
Tâ cerc scus si parl comm magn (Ti chiedo scusa se ti parlo come mangio)
Ma sul tu o può capì nu cor (ma solo tu puoi capire un cuore)
Ca chiagn (che piange)
Mâ manc assai, mugliermâ e criatur (Mi mancano tanto mia moglie e i bambini)
Sapiss quantâ a vot (sapessi quante volte)
I soffr niudâ oâ scur (soffro nel buio)
Guardammil tu, oâ post mij (Guardameli tu al posto mio)
Tu o può fa. Tu sì Dij (Tu lo puoi fare. Tu sei Dio.)
Piglt stiâ lacrim (Prenditi queste lacrime)
E regalm uâ surris (e regalami un sorriso)
Mannâm a casa mì (mandami a casa mia)
Chillâ è oâ paravis (quello per me è il paradiso)â
Poesia di GENNARO IMPROTA