In chiusura del mio intervento âUna città senza struscioâ pubblicato il 29 aprile scorso, scrivevo: âPerché la marina non è mai decollata? Câentra per caso un retaggio socio-culturale che ha consentito che un paese con tanto di mare âsuoâ non abbia mai avuto (nemmeno per sbaglio) una sia pur minima vocazione alla pesca, prima ancora che al turismo balneare? Ma di questo mi occuperò unâaltra volta.â
Nemmeno questa volta, però, mi occuperò specificamente della âmarinaâ che, secondo me, è un argomento che merita uno spazio tutto suo, esclusivo, in cui poter svolgere lâanalisi approfondita che richiedono la vastità delle implicazioni e il ruolo strategico che la âmarinaâ meriterebbe in una pianificazione pluriennale lungimirante e (perché no?) perfino ambiziosa, ancorché non utopistica né temeraria. Rinnovo la mia promessa: tornerò in argomento appena possibile.
Oggi, invece, desidero riprendere il filo delle considerazioni con le quali evidenziavo lâanomalia (tutta sansalvese) del gran numero di costruzioni mai portate a termine, in molti casi ferme da almeno trentâanni, nella silente approvazione di tutta la città , senza eccezione alcuna, dalle autorità amministrative alla popolazione residente. Se così non fosse (mi riferisco alla silente approvazione) qualcosa prima o poi sarebbe già successo (cfr. âUna città incompiutaâ pubblicato su questo stesso portale il 17 febbraio 2016).
Piccola premessa metodologica
Così come le mie precedenti già ospitate nello SPAZIO APERTO intelligentemente offerto da âsansalvo.netâ, anche le considerazioni che seguono non devono essere lette come atto dâaccusa contro alcuna delle diverse amministrazioni comunali succedutesi nel tempo nella gestione del Comune di San Salvo. Mi auguro perciò che nessuno voglia strumentalizzare le mie osservazioni per rinfocolare le quotidiane, sterili, anzi dannose polemiche che alla fine risultano di nessuna concreta rilevanza per la crescita della città .
Mi sono quasi convinto che a San Salvo si possa individuare, quale elemento identitario e astrattamente caratterizzante (della città e della sua popolazione), una sorta di vocazione allâincompiutezza. Una vocazione che, con lâandar del tempo, si è evoluta in fisiologica dipendenza, dalla quale sarà sempre più difficile liberarsi: unâassuefazione, in altri termini.
Proverò a sostenere questa mia teoria con alcune testimonianze dal vero, questa volta tratte dal repertorio delle âincompiute pubblicheâ.
Fra queste, ça va sans dire, occupa il primo posto e fuori concorso, la âgrande incompiutaâ: il Teatro. Senza voler minimamente entrare in merito allâopportunità (o meno) di costruirlo, mi chiedo quale sia il senso, ora, della deliberata decisione di lasciarlo così comâè (âincompiutoâ), testimone incolpevole del gigantesco spreco di risorse già spese. Mi auguro che un improvviso sussulto di orgoglio possa far reinterpretare questo ormai annoso dato di fatto non più come un âproblemaâ, ma come una grande âopportunità â per il futuro della città .
Ovviamente auspico che in nome di questo eventuale, tardivo sussulto non si debbano tentare improvvide improvvisazioni self-made, e ci si avvalga, invece, delle più qualificate e già altrove sperimentate professionalità specifiche. Al riguardo non posso sottacere lâencomiabile, recente intervento di âbonificaâ dellâarea circostante al Teatro stesso e al vicino Centro Culturale. Né starò a discutere quanto bella o brutta sia lâidea progettuale che ne è alla base, proprio perché non è la polemica il mio obiettivo. Ma si tratta certamente di un risultato... se solo penso allo stato di indecoroso abbandono nel quale ha malamente sopravvissuto per anni il polmone culturale della città ! Ora mi chiedo soltanto se, per lâoperazione appena realizzata, sia stato già previsto lâinderogabile programma di ordinaria manutenzione indispensabile a un manto erboso destinato (mi auguro) a rimanere tale.
Torno sullâordinaria manutenzione, nella quale (per quanto mi risulta) si registra un altro caso di âincompiutezzaâ sansalvese. La manutenzione ordinaria sembra una variabile indipendente (se non addirittura unâassenza ingiustificata) nella programmazione amministrativa della città . Questo è quello che ho notato negli ultimi otto anni che mi hanno visto ospite frequente della città .
Mi pare questo il contesto giusto per denunciare, a titolo di esempio, che la gran parte delle âcaditoieâ ai margini delle strade cittadine non può svolgere da tempo immemorabile il servizio per il quale le stesse sono state installate: completamente occluse, si sono autonomamente riconvertite al ruolo di involontarie, antiestetiche vasche di coltivazione per erbacce di varia natura... con le conseguenze (a tutti ben note) che si verificano in occasione di piogge anche di modesta intensità .
Un cenno, ora, alle più recenti âincompiuteâ pubbliche: qualcuna, peraltro, già meritevole dellâappellativo di âincompiuta da un bel pezzoâ, altre che definirei âappena incompiuteâ. Mi riferisco (per le prime) alle postazioni allestite per ospitare i vigili di quartiere, âle garitte realizzate in tubolare di acciaioâ, che non mi pare siano mai entrate in funzione. Ma intanto sono là a testimoniare la loro âincompiutezzaâ.
Ma parlo pure delle âcolonnine/parcometriâ da cui dovrebbe dipendere la realizzazione del salvifico âPiano Marketingâ (sic!) per la rivitalizzazione e il rilancio del centro storico. Nel loro piccolo altre âincompiuteâ. Quelle colonnine, tre mesi dopo la loro installazione, se ne stanno pudicamente fasciate da teli di plastica, testimoni della più recente âincompiutezzaâ.
Finisce qui lâelenco delle âincompiuteâ sansalvesi? Vorrei crederlo, ma sono quasi sicuro che non è così.