I racconti di Angiolina : Anche la memoria di una preziosità professionale...vince di “mille secoli il silenzio”

Angiolina Balduzzi
14/07/2017
Varie
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“I sepolcri” di Ugo Foscolo hanno trasmesso dei valori assoluti “post esistenziali” che docenti e studenti, di generazione in generazione,  continuano ad utilizzare mentalmente, a prescindere dalla propria fede, con la convinzione che la “tomba” è di grande importanza, perchè costituisce secondo il nostro autore, una assodata “corrispondenza di amorosi sensi”,  tale da instaurare un reciproco continuo dialogo fra il vivo ed il defunto, in rapporto alla vita trascorsa, ma, soprattutto,  a ciò che si è stati capaci di fare e di lasciare a livelo spirituale, etiico e culturale.
L’eredità,  a cui fa riferiemento il Carme, non si riduce al “lascito” materiale, economico, ma spazia nell’infinito dei tesori veri, che fanno parte dell’umanità, ma che pochi posseggono. 
Il cimitero, di conseguenza, è una vera e propria “vetrina”  a disposione di tutti per mostrare ciò che ha determinato con la morte, l’inizio di un serio, gratificante, o meno, resoconto spiritualmente significativo.
Il marmo pregiato di una cappella rimane tale, se effettivamente pregiata è stata la vita vissuta da chi ne abita e tale luogo incuriosisce, ma soprattutto dà la consapevolezza di ciò che è stato capace di fare e di lasciare come esempio.
Nella cappella di Di Croce a San Salvo, le urne di famiglia sono ancora vuote, ma ad impreziosire il marmoreo lussoso contesto, per volere del fato, è il dottor Giuseppe Gangemi,  suocero di Nicola di Croce. Le sue origini sono calebresi, gli studi e la professione polivalente nell’ambito della medicina, largamente inteso,  si sono esplicati maggiormente nel settentrione, a Bologna dove ha ultimato gli studi universitari iniziati a Palermo e dove ha realizzato sogni grandiosi, condivisi anche dai  fratelli della sua famiglia numerosa, composta di 10 figli, quasi tutti professionisti nello stesso ramo farmaceutico e medico con un fiore all’occhiello di don Francesco Gangemi, sacerdote,  caparbiamente laureatosi in latino e greco, per poter accedere liberamente e, senza il consenso del vescovo, all’insegnamento che lui riteneva una vera vocazione.
Il dottor Giuseppe Gangemi ora occupa in Paradiso uno spazio riservato agli angioletti  diventati suoi piccoli pazienti, felici di essere quotidianamente seguiti da quel pediatra che continua ad essere ricordato in quel di Budrio per la sua totale disponibilità, generosità e talento innato.
Impreziosito di alta karatura dal suo non breve tirocinio professionale nella clinica Gaslini di Genova, Dirigente sanitario è ricordato per sempre come un vero amico che, lungi dal dirigere preferiva guidare ogni percorso, pilotato da informazioni e rassicurazioni di cui i suoi pazienti  godevano orgogliosdamente.
Alle Asl di Bologna Nord si trova ancora il suo nome rimasto a testimoniare un incomparabile compito svolto, come la sua responsabilità nel servizio di medicina di base, di cui rimane il ricordo come dirigente sanitario. 
A Budrio poi nessuno diemnticherà l’encomiabile ruolo avuto nell’assistenza specialistica e farmaceutica territoriale alla Asl .
D’altra parte “buon sangue non mente” e la memoria vince di mille secoli il silenzio.

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