Il primo gennaio scorso è venuto a mancare Angelo Carlino un carabiniere che fa parte della storia dell'arma dei Carabinieri di San Salvo.
Angelo Carlino era nato a Racale in provincia di Lecce il 25 novembre del 1928. A 18 anni, siccome nel suo paese non c'erano molte prospettive di lavoro, ha deciso di arruolarsi come carabiniere. La sua prima destinazione fu Bologna. All'inizio questo lavoro non gli piaceva perché si ritrovava a dover condurre una vita completamente diversa rispetto a quella che a cui era abituato: le macchine non câerano e si muovevano spesso in bicicletta, nei turni delle notti più fredde aveva rischiato più volte lâassideramento; la sottomissione ai superiori, ai turni e alle regole dellâArma allâinizio gli sembravano troppo onerose. Uno degli episodi che raccontava spesso in famiglia dellâinizio della sua carriera militare era quando si era ritrovato a inseguire un ladro in un cimitero che si era nascosto dentro un loculo vuoto. Quando è arrivata lâora della decisione definitiva se restare o lasciare, aveva oramai maturato lâamore per il senso del dovere e quindi scelse di restare un carabiniere a vita. Era orgoglioso di far parte di un ente che aveva per missione quella di far rispettare le regole. Stando nellâarma aveva maturato la passione per il lavoro di ufficio. E anche se aveva conseguito solo la licenza di terza elementare, con lâesercizio e la costanza della scrittura aveva maturata una competenza incredibile.
âAngelo Carlino da Racale (LE), classe 1928, l'uomo più veloce che io abbia mai visto dattilografare con la macchina da scrivere (era uno spettacolo ritmico vederlo all'opera con la vecchia Olivetti).â (Fernando Sparvieri in Sansalvoantica)
Appena ebbe compiuto i fatidici 31 anni (prima di quellâetà i carabinieri non si potevano sposare) sposò la sua amata compaesana Giorgina dopo un lungo fidanzamento di 8 anni. E sempre per una regola dellâArma appena sposato fu trasferito in provincia di Cuneo dove nacque anche la sua primogenita Maria Grazia. Nel 1966 si trasferirono qui a San Salvo perché i dottori avevano consigliato un posto di mare per la salute della figlia. Le alternative erano diverse ma aveva scelto questo paese perché allâepoca era una piccola realtà come quella in cui aveva vissuto fino ad allora. Qui nacque anche la secondogenita Rossana. Il ritorno al paese di origine, anche per una questione di lontananza, era comunque molto sporadica e quindi presto lâintera famiglia si è perfettamente inserita in questa nuova realtà .
Angelo per professione aveva modo di conoscere tutti e siccome aveva un carattere molto accomodante, si fece subito voler bene da tutti. Anche la moglie si affezionò a questo paese anche perché spesso si ritrovava a fare la baby sitter dei bambini dei vicini che andavano in campagna. Quando arrivarono la famiglia Carlino giunse a San Salvo, la caserma dei Carabinieri si trovava ancora in corso Garibaldi e al comando c'era Dal Piaz, un comandante molto temuto da tutti i sansalvesi perché era un uomo intransigente. Angelo invece riusciva ad andarci molto d'accordo perché si compensavano.
Le figlie spesso si divertivano a stuzzicarlo raccontando le classiche barzellette sui carabinieri e anche lui si divertiva nellâascoltarle. Aveva un grande senso dellâumorismo. Quando la leva era obbligatorio spesso capitava che alcuni ragazzi non rientravano dopo la licenza e i carabinieri in alcuni casi erano chiamati a doverli arrestare per diserzione. Ma Angelo preferiva tergiversare inventando una malattia o un lutto della famiglia del ragazzo, andare a casa sua e farlo ripartire immediatamente.
Nel 1984 Angelo si è congedato dallâArma dei Carabinieri e poi su proposta di Matteo Lozzi, è diventato uno dei soci fondatori dellâAssociazione Nazionale Carabinieri Salvo DâAcquisto di San Salvo. Con orgoglio vestiva la divisa dei carabinieri in congedo in ogni manifestazione.
âE come non citare i nostri carabinieri più recenti, dico nostri perchè più di tutti sono rimasti nel cuore dei sansalvesi. Questi antichi carabinieri (tra cui Angelo Carlino) di ieri ci hanno visto crescere e qualche volta, da buoni padri di famiglia, oltre a qualche multarella, ci hanno fatto anche qualche ramanzina, perdonandoci colpe di gioventù. (Fernando Sparvieri in Sansalvoantica).