Incontri tra l’uomo e gli animali selvatici: istruzioni per l’uso

Intervista a Stefano Taglioli, Guardia Ambientale WWF e coordinatore del Gruppo Fratino Vasto

Lea Di Scipio
19/04/2018
Attualità
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I nostri cari amici animali domestici ci fanno compagnia, ci divertono e diventano, in qualche caso, la ragione del nostro quotidiano.

Ma cosa succede quando ci si trova faccia a faccia con un selvatico che non ci si aspetta di incontrare a spasso per la città o nell’intimità del proprio giardino?

L’idea che ce ne danno i media è corretta o se ne enfatizza l’impatto per mere ragioni di mercato?

Orsi, lupi, cinghiali e caprioli si sono avvicinati alle nostre case, questo ci riporta spesso la cronaca locale come, da ultima notizia, l’irruzione del capriolo nel forno ortonese.

Tante le domande e le suggestioni. Con l’intervista a Stefano Taglioli, Guardia Ambientale WWF e coordinatore del Gruppo Fratino Vasto, proviamo a fare chiarezza su un tema quanto mai al centro dell’interesse attuale comune.

Animali e ambiente naturale, quanto ne sappiamo in generale?

Quando si parla di fenomeni naturali, qualunque essi siano, bisogna tenere conto del degrado ambientale che ormai è arrivato a un punto di non ritorno. Il fenomeno migratorio degli uccelli, dei mammiferi e dei cetacei in mare non può essere più letto con l'occhio del biologo di tanti anni fa che aveva di fronte a sé un quadro abbastanza chiaro dei meccanismi della selezione naturale e della catena alimentare. La situazione, per quanto complessa, risultava abbastanza scolastica nel senso nobile del termine. Oggi, invece, dobbiamo considerare aspetti e fenomeni di tutti i tipi: la cementificazione del territorio che ha tolto spazi naturali, la pressione venatoria che, soprattutto dagli anni ‘60 ai ‘90 è stata eccessiva, l'abbandono da parte di molti contadini e agricoltori della montagna, e tanti altri fattori.

Oggi l'analisi da fare richiede competenze elevatissime da un punto di vista non solo faunistico e naturalistico ma anche di altro tipo, come antropologico o urbanistico. Bisognerebbe riscrivere una Storia Naturale 2.0.

Fatta questa premessa e, dato che molto spesso si ha l’idea degli animali così come vengono caricaturizzati dalla Walt Disney e, quindi, trasformati in innocui peluche, anche se nella realtà non lo sono, oppure vengono demonizzati oltre ogni confine lecito dai media, come per esempio è accaduto per il lupo e, per certi versi, anche per lo stesso cinghiale, ben venga un approfondimento di questo tipo.

La televisione offre degli spunti molto interessanti con i documentari naturalistici, mentre la carta stampata o l'informazione via web tendono a vendere la notizia senza le necessarie disamine.

Gli animali selvatici hanno paura dell'uomo o è più l'uomo ad avere paura di loro?

Gli animali selvatici hanno fondamentalmente paura dell'uomo, perché è stato da sempre il loro principale competitor dal punto di vista alimentare se non, in molti casi, il loro predatore. Esiste un timore ancestrale da parte di molti animali nei confronti degli uomini nel momento in cui viene percepito come nemico. Il caso forse più clamoroso è il lupo che si guarda bene dall’assalire direttamente un uomo. L'ultima aggressione in Italia risale ormai alla notte dei tempi. Altra questione sarebbe frequentare gli ambienti abitati dall'uomo, le periferie o i villaggi dove il lupo trova cibo per i suoi denti soprattutto tra i rifiuti e le discariche. Però, contrariamente a quello che si pensa, e parlo in questo caso dell'Italia o di paesi vicino a noi lasciando da parte le zone rimaste selvagge, sono gli animali a tenersi ben lontani da noi.

Perché gli animali selvatici si avvicinano alle città?

Perché hanno capito che le città sono una grande opportunità alimentare e, in qualche caso, per esempio lupi, volpi e tra gli uccelli i casi più clamorosi sono quelli del gabbiano o dei cormorani, trovano il cibo più facilmente negli ambienti di periferia urbana piuttosto che negli Habitat naturali. Hanno capito che il nostro surplus alimentare e i nostri avanzi sono per loro una ghiotta opportunità senza alcun rischio e pericolo e senza dispendio di energie.

Ma l'incontro tra uomini e animali selvatici è pericoloso?

L’incontro non è mai indifferente ad entrambi, nel senso che noi uomini civilizzati abbiamo ben poche possibilità di contatto con il mondo selvatico e quindi, quando ciò avviene, si risveglia in noi quella parte selvaggia che è nascosta sotto le sovrastrutture delle regole che ci siamo dati per poter convivere. Essa esiste ed è ancora noi. â€œSiamo dei trogloditi alla guida di un astronave”diceva Margherita Hack, nel senso che abbiamo sviluppato delle capacità incredibili, ma sotto sotto quello che ci muove sono ancora gli istinti primordiali dall'alba del mondo. Il contatto con l'animale è affascinante ma non è esente da rischi ma questi rischi sono quasi sempre sopravvalutati ed enfatizzati e poggiano su delle basi etologiche assolutamente sbagliate e falsate. L'esempio classico è quello del cinghiale, dell’orso e del lupo.

Nella nostra zona ci sono moltissimi avvistamenti di cinghiali. Perchè?

Il problema dei cinghiale è enorme perché creano problemi soprattutto dal punto di vista della sicurezza stradale. Questo è il dato oggettivo che non può essere contestato. Altra cosa è fare un'analisi seria dal punto di vista etnologico e del perché si è creato questo fenomeno. I cinghiali sono esplosi come presenza numerica dagli anni ‘50 in poi a causa del ripopolamento a scopo venatorio che ha provocato un esplosione demografica con l'incrocio fra i nostri cinghiali e altri animali provenienti soprattutto dall'Est Europa, al punto che quelli di razza maremmana sono di fatto scomparsi dal nostro territorio. Al loro posto sono nati, cresciuti e prosperati degli esemplari che partoriscono molti più piccoli del passato, molto più grossi e molto più voraci, causando danni all'agricoltura ben più pesanti rispetto a quelli, tutto sommato più sostenibili, causati delle nostre popolazioni autoctone.

Quali sono i problemi e quali le soluzioni da adottare?

Il problema della sicurezza stradale potrebbe essere risolto con piccoli accorgimenti anche perché i cinghiali attraversano le strade quasi sempre sullo stesso identico punto. In quelle zone si potrebbero mettere dei dissuasori sonori e luminosi in modo da diminuire di molto il passaggio degli animali e costano poche decine di euro. In alcune regioni sono stati già adottati dando qualche buon risultato.

I danni all'agricoltura, invece, sono evidentissimi. Chi ha la possibilità economica e logistica di farlo dovrebbe intervenire mettendo recinti elettrificati e dissuasori sonori, cose in commercio ce ne sono. Però lì c'è un costo da sostenere e bisognerebbe fare un rapporto con i benefici.

I cinghiali sono pericolosi per l’uomo? Come ci si deve comportare in loro presenza?

I cinghiali hanno paura dell'uomo. Nella mia attività di naturalista ne ho incontrati a decine, esemplari anche grossissimi. In genere basta fare un urlo e loro scappano. Il problema più grosso nasce quando abbiamo un cane al seguito. Quasi tutte le aggressioni, anche se in merito non ci sono statistiche precise ma per mia esperienza nel 98%, sono avvenute perché il passeggiatore o il pastore ha un cane che va incontro al selvatico che, soprattutto se si tratta di una scrofa con i piccoli, rischia un grosso pericolo. Se il padrone istintivamente interviene per difendere il proprio animale, si espone ad un pericolo che in qualche caso può essere anche letale.

Se il cinghiale si trova in una posizione chiusa e un uomo gli si avvicina, in questo caso potrebbe scattare un meccanismo di istinto di sopravvivenza. Ma se il cinghiale ha la possibilità di lasciare quel giardino o quel terreno di proprietà di qualcuno, si allontana tranquillamente. Capisco la paura e il timore nell'avere di fronte un animale che può anche avere dimensioni enormi, ma in genere basta ignorarlo o strillare e fare un po' di rumore che nella stragrande maggioranza dei casi non rappresenta assolutamente un pericolo. Poi ci sono le dovute eccezioni perché in natura non si può mai prevedere la reazione di un animale, tanto più se selvatico. L'allarmismo è in molti casi ingiustificato.

E per quanto riguarda l’orso e altri animali selvatici?

Per quanto riguarda gli altri animali come per esempio l'orso, noi abruzzesi da questo punto di vista siamo fantastici perché mentre in Trentino li abbattono magari giustificandosi di avere sbagliato, noi nel Parco Nazionale d'Abruzzo ci conviviamo abbastanza tranquillamenteQualche orso fa addirittura irruzione nelle case di qualcuno come è capitato a un signore che ha avuto la cantina danneggiata ma l’ha giustificato dicendo che gli orsi ci sono sempre stati, anche prima di noi, e ci danno tanto da mangiare perché richiamano i turisti.

Per quanto riguarda, invece, quello che è accaduto ad Ortona del capriolo che è entrato nel forno, qui bisognerebbe aprire un altro capitolo perché ogni animale ha delle caratteristiche e una storia. Anche i caprioli fanno molti danni agli agricoltori​. Il capriolo, in genere, sfruttano i corsi dei fiumi e si spingono sulla costa. Io personalmente ne ho visto qualcuno sulla foce del fiume Trigno tra l'Abruzzo e il Molise. È un animale assolutamente innocuo e a me non ha meravigliato il fatto che sia arrivato fino a Ortona. Che poi sia andato a finire dentro al panificio, quello fa parte del l'imprevedibilità dell'essere animale.

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