"Giggine lu sartaure"

Francesco Raspa
04/09/2021
Attualità
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Una volta il rinomato sarto sansalvese Luigi Di Iorio, noto comunemente come "Mastre Luegge" e soprannominato anche "firbue", per la sua avvedutezza, ebbe a lamentarsi che proprio davanti alla sua bottega s'era insediato un certo sarto di prime armi, che non aveva saputo fare altro che scegliersi inopportunamente quel luogo per fargli concorrenza.
Quel novello sarto era mastro Luigi Artese, detto semplicemente "Giggine lu sartaure" che sarebbe diventato in seguito un suo degno erede come bravura e velocità d'esecuzione, veramente ammirevoli.
Giggino, era anche un mio zio acquisito, in quanto aveva sposato la sorella del mio papà, e nel momento che decise di aprire la bottega in proprio, non lo poté fare nel piccolo locale sottostante la casa paterna, per il semplice fatto che era già operativa la barberia di suo fratello "Mastre Peppe". Per questo decise di affittare quel locale poco distante da casa sua e comunque posto in zona centrale e molto trafficata, in quanto vicino e di passaggio alla Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe, vero fulcro vitale dell'intera cittadina.
Per di più, la stanza in questione da poco s'era resa disponibile, in quanto il suo proprietario, che io ricordo nominato come "Raffaele Cartelle", aveva trasferito quel suo negozio di stoffe in una bella zona centrale della vicina Vasto.
Attualmente, nel locale riadattato nel tempo, quasi prospiciente il Municipio, è proficuamente operativo un negozio di carni e salumi.
Ma, "Don Luegge sartore" ebbe poco a partire l'ingombrante presenza del concorrente, perché, dopo qualche anno, "Giggine lu sartaure" poté usufruire del vano della propria casa, disimpegnato dal fratello barbiere che nel frattempo aveva vinto un concorso alle ferrovie di stato.
Sicché, la nuova sartoria era definitivamente trasferita, sempre in zona centrale, sullo spiazzo del piccolo muraglione di fine Corso Umberto I, adiacente all'allora tabaccheria dei signori cosiddetti di "Crapacotta", derivante forse dalla loro probabile origine del Comune di Capracotta.
Tali sagaci gestori, avevano pensato bene di collocare nella loro attività molto frequentata, una delle prime radio di San Salvo, in grado di attirare altra gente desiderosa e impaziente di avere notizie dal fronte e seguire le sorti del conflitto, oltreché delle altre notizie quotidiane, per cui è rimasto tra i più anziani il famoso motto: "La dette la radie di Crapacotte".
Comunque sia, zio Giggino come dicevo, era molto bravo e non tardò a farsi una numerosa clientela e sapeva concedersi anche qualche svago, utilizzando spesso nei riposi, l'antibottega come una piccola sala, dove si riuniva con gli amici più intimi a giocare a carte.
Mi raccontava, che molti di quegli amici e colleghi giocatori si rifiutavano, a volte, di competere con lui per la sua innata capacità al gioco, sia a poker che a scopa, ed io, avendolo visto occasionalmente all'opera posso confermare.
Tutto bene per zio Giggino? No!
Negli anni successivi, cominciarono ad essere introdotti sul mercato, vestiti già confezionati, pronti all'uso che iniziarono a sovvertire le sorti degli artisti della sartoria, ed in seguito anche di altre professioni.
I clienti cominciarono a scarseggiare ed, ancor più, allorquando a Vasto aprì un grande negozio "Monti" che all'epoca mise a disposizione della clientela una grande quantità di vestiti di vari colori e taglie, con l'aggiunta delle mezze taglie, dei drops e dei vari XL.
La legge del più forte, però, non fece demoralizzare "Giggine lu sartaure", poiché seppe in seguito egregiamente riconvertirsi in altro campo che concluse quando decise lui.

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