In Italia, dopo un lungo periodo di sospensione, è tornata la domenica al museo!
Domenica 6 novembre alle Terme Romane di Via Adriatica a Vasto si terrà una visita guidata gratuita in cui si racconterà la storia di questo posto.
Torniamo indietro di 2000 anni…
Nel 1956 in Via Adriatica ci fu una frana che danneggiò e nascose la rara bellezza del complesso in laterizio delle terme di Vasto riconducibili al II secolo. Questo complesso di notevoli proporzioni (tredici ambienti divisi da un colonnato, che seguono il naturale declivio del terreno, distribuito su tre livelli dalla chiesa di Sant'Antonio alla chiesa della Madonna delle Grazie) e pregio artistico, è tra i migliori conservati della regione Abruzzo.
La prima parte mostra la cella del tepidarium, poi il frigidarium e il calidarium. Il pavimento del "sudatorio" aveva un doppio fondo separato da fessure, attraverso le quali passava il calore, l' "apodyterium" era il locale dove ci si spogliava, vi era anche la sala per il massaggio (unctarium) per le frizioni al corpo con degli arnesi detti "strigles". Il primo pavimento -riportato alla luce nel 1975- mostra un raffinato mosaico. Decorazioni geometriche si succedono a motivi marini, con raffigurazioni mitologiche: delfini e mostri dalla testa di cane o di cavallo a coda di pesce, che richiamano i pavimenti musici delle terme di Nettuno a Ostia antica.
Nell'autunno 1994 venne scoperto un lastricato in marmo serpentino, proveniente dall'Egitto, con una lastra marmorea riportante l'incisione D D JULIA CORNELIA (dono di Giulia Cornelia alla città). Il pavimento doveva costituire l'apoditeroum, ossia lo spogliatoio; nel 1997 la scoperta più famosa del mosaico del Nettuno ha fatto discutere gli storici sulla distinta affinità dei mosaici vastesi con quelli di Ostia.
Il mosaico del Nettuno è quello più esteso, tuttavia una parte di esso non è visibile poiché sottostà alla sagrestia della chiesa adiacente di Sant'Antonio.
Invece il Mosaico Marino viene portato alla luce nel 1997. Lo stesso fu poi trasportato nel Museo Archeologico di Palazzo d'Avalos per un ventennio e in seguito venne ritrasferito "in situ" restaurato.
Non molto distante dal mosaico vi è un arco a sesto acuto ribassato, successivamente inglobato in un muro successivo all'età romana, che conteneva il "praefurnium" che riscaldava la vasca. Pertanto, la vasca era probabilmente un "caldarium"[2] o quanto meno un "tepidarium". Il "praefurnium" e il mosaico sono separate da una parete in laterizio.
Dalla vasca del Nettuno si fa strada un lungo corridoio ai cui lati vi sono due vani. Sul lato adiacente alla via Adriatica, gli scavi dello stesso anno, hanno riesumato quattro ambienti, in origine riscaldati. Nell'ultimo ambiente, situato in basso, vicino al corridoio, è invece possibile ammirare una pavimentazione chiaramente successiva, costruita con marmi di spoglio di diversi spessori e dimensioni provenienti da edifici funerari e pubblici di età precedente, che hanno lasciato impronte sul sottofondo cementizio. È un chiaro segno della restaurazione del sito realizzato in seguito al terremoto del 346 d.C.
Proseguendo lungo il corridoio, ad est vi sono due ambienti non molto estesi, in cui credibilmente vi era uno spogliatoio ("apodyterium") o una biblioteca, nel tipico stile delle terme romane antiche.
Le terme romane di Vasto sono aperte regolarmente al pubblico durante l'estate. Nelle altre stagioni è possibile comunque visitare l'area archeologica.