Tra amarezza e sconcerto non trovo spiegazione plausibile per la dimenticanza, da parte della chiesa e delle istituzioni di San Salvo, del quarantesimo anniversario della visita di San Giovanni Paolo II avvenuta il 19 marzo 1983.
Mi pare davvero unâoccasione persa. La vicina Termoli, che nel pomeriggio condivise con San Salvo la visita del Papa, ha promosso una settimana (avete inteso bene: una settimana!) di eventi con altissime personalità ecclesiali e civili, alcune delle quali testimoni dirette di quel 19 marzo 1983, e, davvero coinvolta, ha anche ricevuto un video messaggio di Papa Francesco che benedice i molisani e ricorda il Santo Papa polacco.
Tornando a noi, quella mattina fu grande festa di popolo, San Salvo, invasa da decine e decine di migliaia di pellegrini da ogni dove, ebbe lâonore, unico ed immenso, di ricevere il dono della presenza del Papa nei luoghi di lavoro più simbolici della nostra Città .
Dicevo di unâoccasione fallita sia per il valore spirituale della figura del Papa polacco, che nel 2014 sarà proclamato Santo, e sia per la grande opportunità di (ri)aprire una finestra sulla Città e sul territorio, uno o più momenti di riflessione, dialogo e confronto tra tanti attori ecclesiali, istituzionali, dellâimpresa e del sindacato, della scuola e della cultura sul tema mai ârisoltoâ del lavoro, sui cambiamenti della società , sulle dinamiche che guidano processi economici, sociali e culturali che già il Papa stesso aveva previsto nei suoi discorsi di quel giorno.
Disse Giovanni Paolo II: âMi avete parlato dei vostri problemi ed essi devono essere anche misurati con le misure del mondo internazionale - soprattutto nazionale, italiano -, ma poi internazionale; del mondo contemporaneo, del mondo della tecnica, del progresso e soprattutto del mondo del lavoro. Dobbiamo chiederci se il progresso umano è giusto; se il progresso umano, il progresso tecnico non diventa, qualche volta, anche un nemico del lavoro umano perché sempre più la tecnica sostituisce il lavoro umano. Ci sono alcuni che sostengono che questo pericolo non è poi tanto grande. A me sembra un serio pericoloâ. Quanta riflessione scaturirebbe da queste parole! E ancora, sul tema della solidarietà : âCredo che questa sia la connotazione più significativa del mondo operaio, del mondo del lavoro: la solidarietà . Solidarietà con gli altri, con i bisognosi, con i più bisognosi, con tutti coloro che hanno bisogno. Una responsabilità maggiore per lââaltroâ, per lâuomo, anche per lâuomo lontano e che soffre la fame: questo è profondamente cristiano e naturalmente umano. (â¦) la solidarietà con ogni uomo che soffre. Ciò si trova nel centro del Vangelo. Io, passando tra voi e ascoltando le vostre voci, posso verificare gli elementi del messaggio cristiano che sono molto profondi nel vostro ambiente, nella vostra mentalità . Vi ringrazio per tutto questoâ. Bellissimo quel âpassando tra voi e ascoltando le vostre vociâ, un passaggio che poteva rivivere, in vari modi, nelle voci e nei volti di chi, quattro decenni dopo, è chiamato a tenere viva la memoria, personale e collettiva, a non vivere di ârespiri cortiâ autoreferenziali, di amnesie a gettone, a dare corpo e risposte ai âsegni dei tempiâ.
Non a caso San Giovanni Paolo II terminava il suo dire ricordando a tutti che âsiamo sempre in ricerca della risposta. La Chiesa, che da cento anni si occupa del problema operaio, problema del lavoro, problema della giustizia sociale, sta camminando alla ricerca di questa risposta sempre più giusta, sempre più adeguata ai problemi umani. Naturalmente, da questa mia risposta generica si devono trarre successivamente le risposte più specifiche, più individualiâ¦â.
Ecco, ci aveva lasciato i âcompiti a casaâ il Santo Padre.
Domani presenteremo lâennesima giustificazione ma, diciamocela tutta, non abbiamo fatto una figura elegante! Potevamo camminare in compagnia di un Ricordo Importante. Perché Ricordare nel profondo è fondamentale per lâidentità di ogni persona e di unâintera Comunità .
Domenico Di Stefano