Questa mattina, in conferenza stampa, sono stati presentati i risultati della campagna di scavi archeologici condotta in località S. Vito, dal 27 giugno ad oggi. I lavori rientrano in un ampio progetto volto allâindagine e alla valorizzazione del sito, che vede coinvolti nellâambito di un Protocollo dâintesa il Comune di S. Salvo, la Soprintendenza per i beni archeologici dellâAbruzzo e lâUniversità degli Studi âG. dâAnnunzioâ di Chieti. Lo scavo diretto dalla Prof. Maria Carla Somma, docente di Archeologia Medievale presso lâUniversità degli studi âG. dâAnnunzioâ di Chieti, ha visto impegnato un gruppo di volenterosi studenti del corso di laurea in Beni Culturali del medesimo ateneo, che già negli scorsi anni avevano scelto di âfare praticaâ prendendo contatto diretto con il lavoro dellâarcheologo proprio sul cantiere di S.Vito e che ora considerano un poâ come âcasa loroâ. Lâarea oggetto delle indagini è stata in passato riconosciuta come il luogo sul quale, probabilmente intorno alla metà del XIII secolo, fu fondato il monastero di S. Vito de Trineo. In attesa di una approfondita ed organica revisione delle fonti documentarie si può in via di ipotesi ricollegare questa fondazione al movimento cistercense in area abruzzese. Le indagini archeologiche hanno pertanto come scopo quello di indagare le strutture del monastero e le sue fasi di sviluppo, nonché chiarirne il momento di abbandono, visto che dalle fonti sembrerebbe che almeno dal XIV secolo, il monastero unisca le sue vicende a quello vicino di S. Salvo, i cui resti sono stati rinvenuti alla fine degli anni â90 del secolo scorso in corrispondenza del nucleo storico dellâattuale centro urbano di S. Salvo. La campagna di questo anno ha avuto come obiettivo la rimessa in luce dellâintera planimetria del complesso, almeno per le parti che ricadono nel lotto interessato dagli scavi, e il proseguimento dello scavo dellâarea funeraria già in parte evidenziata e scavata negli scorsi anni. Le novità riguardano appunto lâestensione e la conformazione del complesso che a questo punto delle indagini è stato quasi interamente rimesso in luce, anche grazie allâimpiego del mezzo meccanico che ha permesso di asportare lâesteso strato di interro conseguente ai lavori che in passato hanno interessato lâarea per la messa a coltura. Il complesso si estendeva per unâarea grossomodo quadrangolare di più di trenta mt di lato, con unâestensione di quasi mille metri quadrati. Purtroppo la scarsissima conservazione delle strutture, limitata al solo spiccato delle fondazioni, non consente di individuare le diverse parti funzionali del complesso. Certamente lâarea a sud ovest doveva essere utilizzata come cimitero, come attestano le sepolture rimesse in luce, costituite da fosse scavate nella terra argillosa che caratterizza la zona, in molti casi sfruttate per la sepoltura di più individui. Lo studio dei resti antropologici è affidato allâéquipe del Prof. Luigi Capasso direttore del Museo di Scienze Biomediche della stessa Università âdâAnnunzioâ. Lo scavo dellâarea funeraria ha permesso di rilevare alcuni interessanti elementi relativi alle modalità di seppellimento e manutenzione del cimitero con il recupero di un certo numero di elementi di corredo personale, come parti di fibbie di cintura, e di corredo rituale, in particolare frammenti ceramici. Dallo scavo dellâintera area sono inoltre stati recuperati un discreto numero di reperti ceramici, prevalentemente maiolica arcaica e ceramica priva di rivestimento da dispensa che ben si inquadrano cronologicamente con le fasi di vita del complesso e contribuiscono a delinearne gli stili di vita e i legami commerciali con le aree circostanti. âLo scavo di S. Vito dimostra ancora una volta come, anche in momenti difficili per il reperimento di risorse economiche da destinare ad attività culturali e di ricerca, come quelli che stiamo vivendo, è comunque possibile portare avanti con spirito di collaborazione e unità di intenti importanti progetti che contribuiscono a valorizzare ed arricchire il territorio, contribuendo anche in modo determinante alla formazione delle nuove generazioni che intendono impegnarsi nello studio e nella salvaguardia dei nostri monumentiâ â ha dichiarato il sindaco Gabriele Marchese. Di seguito il video con l'intervista a cura di Valentina Chioli e le riprese ed il montaggio a cura di Lorenzo Pellicciotta.