Il missionario padre Aldo racconta l'Etiopia.

Francesco Bottone
26/03/2006
Attualità
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CASTIGLIONE MESSER MARINO - Un tuffo nel continente africano, davvero ''un altro mondo'', tra la povertà, la miseria della popolazione, le lotte etniche e tribali, religiose e politiche, ma anche la speranza, le prospettive di sviluppo e modernizzazione, tutto questo e ancora di più è stato l'incontro con il missionario padre Aldo organizzato sabato scorso dal Movimento Giovani Cittadini dell'Alto Vastese. Moltissimi e stimolanti gli spunti forniti dalla testimonianza del missionario che da oltre venticinque anni svolge la sua opera in Etiopia. Dal racconto è emerso un mondo completamente diverso da quello occidentale, dove i problemi sono davvero tali e i bisogni sono ancora essenziali e primari, come quello della sopravvivenza. Un mondo lontano anni luce dalle nostre concezioni e dal nostro immaginario comune, dove la paga giornaliera di un lavoratore è di appena sessanta centesimi di euro, dove i padri, per fame, arrivano a vendere le proprie figlie, ancora bambine, per sette euro a potenziali mariti. Il primo problema che ha incontrato padre Aldo quando è arrivato in Etiopia è stato il pregiudizio degli abitanti del posto che vedevano il giovane sacerdote italiano come un fascista, un colonizzatore, perché quel pezzo d'Africa orientale è stata una colonia italiana durante il Ventennio. Poi il contrasto con la dittatura marxista-leninista che non ha mai visto di buon occhio i missionari cattolici e le loro opere caritatevoli e di insegnamento che rischiano di aprire le menti, oltre che i cuori, del popolo. E ancora il divario, l'abisso culturale, di percezione della realtà che c'è tra un qualsiasi occidentale e le popolazioni africane, in una cultura multietnica e tribale imperniata essenzialmente sulla tradizione orale, tramandata dagli anziani del villaggio, dai saggi. ''La cosa più difficile, ma assolutamente imprescindibile'' - ha spiegato padre Aldo - ''è stata cercare di comprendere il loro modo di pensare e di essere, calarsi nella loro dimensione''. ''Ciò che mi ha stupito è stato scoprire il loro profondo senso del divino, il modo in cui vivevano e sperimentavano l'esistenza e la presenza stessa di Dio nella loro vita già prima dell'arrivo dei missionari'', e forse sono state proprio quelle popolazioni, considerate pagane, ad insegnare il mistero del divino ai religiosi a volte troppo sicuri e troppo pieni delle conoscenze teologiche. Letteralmente rapiti dalla testimonianza del missionario i tantissimi giovani intervenuti e infatti durante il dibattito molte sono state le domande, le richieste di spiegazioni e approfondimenti. Un messaggio importante è stato quello dato da padre Aldo ad una ragazza che chiedeva un consiglio su come gestire, qui in Italia, il continuo flusso di immigrati provenienti dal continente africano. ''Bisogna aiutarli a rimanere nel loro paese'', questo è il senso ultimo della missione, perché quei religiosi cattolici, spesso perseguitati per la loro fede, non vanno solo ad annunciare il Cristo, ma anche a sostenere, ad educare, ad infondere coraggio a quelle popolazioni, per farle crescere, per insegnare loro ad organizzarsi una vita dignitosa nei paesi di origine. Quindi non semplicemente aiuti umanitari, che sono sicuramente necessari e utili nell'immediato, ma un'opera costante di educazione e di supporto in loco, che crei le basi di un possibile sviluppo autonomo.

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