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Terremoto centro Italia: la toccante testimonianza di una volontaria della Croce Rossa San Salvo

L’azione capillare della Croce Rossa è ancora operativa

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Tantissime sono le persone che continuano a svolgere la loro attività di volontariato nei luoghi colpiti dal terremoto. Silvana di Lello, una componente della Croce Rossa San Salvo, il 30 ottobre 2016 è partita per Camerino per dare man forte ai colleghi del SeP (Servizio Psicosociale) in aiuto alle popolazioni terremotate del centro Italia. È tornata il 6 novembre scorso.  

È stata la sua prima esperienza di volontariato in un luogo colpito dal terremoto?

No. Avevo prestato il mio servizio nel terremoto dell’Emilia Romagna. Ma in quella circostanza avevo offerto attività prettamente pratica. L’organizzazione generale dopo aver raccolto le disponibilità al servizio, smista le varie persone in base alle proprie capacità. Ogni giorno dovevamo preparare 650 coperti per ogni pasto ma non avevamo la piena concezione di ciò che succedeva fuori. Quasi ogni sera avevamo un briefing con i colleghi del SeP che avevano il compito di supportare a livello psicologico le popolazioni e noi volontari. È questo un servizio di cui dispongono tutte le associazioni di volontariato di un certo livello. Prima di questi incontri, noi guardavamo ma non vedevamo le persone. Grazie a questi incontri abbiamo imparato a guardare le persone che servivamo con occhi diversi. Nel tempo che distribuivamo i pasti cercavamo di più di incrociare gli sguardi e captare dei comportamenti che ci potevano indurre a segnalare particolari esigenze. Dopo questa esperienza ho voluto seguire un corso per entrare a far parte del Sep.

Di quella esperienza cosa le è rimasto più impresso?

Delle signore anziane avevano realizzato per noi volontari delle scarpine rosse di lana come ricordo del nostro servizio.

Che differenza ha riscontrato nelle due esperienze.

La prima esperienza è stata più fisica. La sera arrivavamo davvero stanchi ma non percepivamo appieno ciò che succedeva fuori. Invece in questa esperienza eravamo coinvolti emotivamente in prima persona. In qualche modo ci caricavamo dei loro pesi e delle loro paure e in quei giorni ho sperimentato in prima persona cosa significa vivere con le scosse all’ordine del giorno.  Ogni volta che c’era una scossa, anche se avevamo la certezza che nulla ci poteva crollare addosso perché stavamo sotto una tenda, vivevamo la paura. Un'altra differenza sostanziale era la scansione del tempo. In questa esperienza perdevano la cognizione del tempo. Non sapevamo se era mattina o pomeriggio. Il SeP in cui ho prestato servizio, ha come riferimento il Dipartimento di salute mentale di Camerino che a sua volta ha un equipe di psicologi che interagiscono con il territorio. Ogni mattina ci recavamo al dipartimento e in base alle esigenze riscontrate nei vari campi si formavano le squadre, ognuna con uno psicologo e due operatori. Ogni mattina avevamo una destinazione diversa. Con la mia squadra abbiamo prestato assistenza/supporto ai volontari del posto che erano contemporaneamente terremotati e volontari.

Cosa dicevate per tirare su il morale?

Cercavamo di dire molto poco e di ascoltare tantissimo in modo che riuscissero a tirare fuori tutte le paure che avevano dentro. In base alle esigenze che si prospettavano così si agiva. “C’è quel bambino che non dorme da due notti, quel signore vuole andare a vedere la casa”, "c’è quel bimbo che non partecipa ai giochi”…..  Siccome avevo fatto un corso per truccabimbi sempre nell’ambito della Croce Rossa, mi affidavano spesso i bambini.

I bambini come percepivano il terremoto?                   

I bambini sono il riflesso degli adulti. Se gli adulti avevano paura anche i bambini erano spaventati e si esprimevano con lo stesso linguaggio di paura.

C’è un bambino che ti è rimasto impresso durante questa esperienza?

Si c’era un bambino con la pelle molto scura e voleva essere dipinto con tutti i colori. Ma provavo il giallo, il blu, il rosso, l’arancione, il viola ma l’unico colore che si vedeva era il bianco.

Tra l’esperienza in cucina e quella di sostegno psicologico qual è ti ha segnato di più?

Sicuramente questa. Quando ho detto a una bambina che me ne andavo mi si è abbracciata alle gambe e mi ha detto “grazie per avermi fatto la principessa”. Il tono con cui me l’ha detto mi ha ripagato di tutto.

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