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"Treste a chi more, ca chi reste zi cunzole" replica domani a Fresagrandinaria

Redazione
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La compagnia teatrale Sipario d'Argento di San Salvo si esibirà con la sua ultimissima commedia "Treste a chi more, ca chi reste zi cunzole" (Povero a chi muore perché chi resta si consola) presso l'Arena comunale a Fresagrandinaria alle ore 21.

Di seguito il commento di una turista napoletana che era presente durante la rappresentazione teatrale del 20 luglio in piazza san Vitale

(Elisabetta Wurzburger)

In questo spaccato d'Abruzzo degli anni 50 del millennio scorso, appare la vita rurale dell'entroterra in tutta la sua cruda realtà.  Gli spunti ci sono tutti:la famiglia contadina patriarcale, la casa poverissima,dai nonni, ai figli,ai numerosi nipoti, tutti hanno un ruolo, anche il bimbo ormai cresciuto, che la nonna fa dondolare nella misera culla di legno e a cui bisogna dare ancora  il latte della mamma! ( la sesa). Il nonno impaglia la sedia,la nonna fa la maglia e culla il bambino, la mamma e sua sorella zitella (Marianicola) fanno" mestieri" e la pasta di casa, il padre Santino si spacca la schiena in campagna.

L'aspetto autobiografico appare, volutamente, in un gioco di luci e ombre, per poi dilatarsi nel tempo e proiettare il suo messaggio di speranza cristiana verso l'attualità, facendo sembrare il tutto( contesto e messaggio), credibile e valido anche oggi. Insomma il burattinaio muove i suoi personaggi mostrando i fili.!! E' una " commedia tragica" che tratta il tema della morte con tocco leggero, vedi la vestizione del morto Santino, ma con i" toni esagerati" del teatro popolare e classico, vedi le moderne prefiche: ognuna di esse svela storielle e segreti più o meno inconfessabili!

Questo è il lato grottesco del lavoro che accompagna con gradualità e garbo lo spettatore a lieto fine. Tutti in America con Maikol, il fratello fortunato di Santino, che vuole sposarne la vedova. Ma, come Dio vuole, dopo il "consolo" che va doverosamente consumato.

Credibili e nei ruoli giusti gli attori, bravi e spontanei i bambini, dialetto gradevole e comprensibile anche ad una napoletana come me.Anche questa volta la regia di Maria Pagano ha fatto centro con un abile sapiente mix di tradizione e modernità ove la speranza cristiana appare viva in un contesto solo apparentemente disperato.Un mondo terribilmente reale dove non c'è tempo per i sogni ma che può trasformarsi in" una favola tragicomica" da seguire, come è avvenuto tutta di un fiato.

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