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Proclamato lo stato d'agitazione all'Rsa 'San Vitale', da oggi garantiti solo i servizi essenziali

L'azienda ha negato lo svolgimento dell'assemblea dei Cobas all'interno

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Il personale dell’Rsa ‘San Vitale’ è ufficialmente in stato di agitazione, ma non solo. Nonostante siano state maturate due mensilità da ottobre gli stipendi non sono stati corrisposti. Tutte le autorità competenti sono state informate questa mattina dell’entrata in stato d’agitazione. Pesanti le accuse nei confronti della direzione, presenti sulla comunicazione: «Dal momento dell’iscrizione ai Cobas i dipendenti interessati si sono trovati spiati e controllati a vista durante il turno di lavoro seguiti come un’ombra da un’referente aziendale, questo naturalmente incide negativamente sul servizio reso agli ospiti».


L’ultima settimana di dicembre, quindi, per i lavoratori è finita esattamente com’era iniziata: male, in assemblea fuori dal cancello.

I rapporti fra Eukedos (che controlla la Sangro Gestioni) e Slai-Cobas non sono migliorati. Lunedì scorso poco prima di iniziare l’assemblea i dipendenti furono invitati ad accomodarsi fuori. Aly Soliman, Cobas, aveva quindi avvertito i Carabinieri. Dopo un colloquio con una delle rappresentanti aziendali pareva fosse tornata la calma: insieme a una nuova richiesta sarebbe stata allegata la lista dei lavoratori iscritti alla sigla sindacale per dimostrare la presenza della stessa nella struttura.

Oggi è accaduto di nuovo. Soliman ha provveduto all’invio della documentazione, ma l’azienda è rimasta ferma sulle proprie posizioni. «Codesta O.S. non è in alcun modo legittimata, non avendone titolo, a indire siffatta assemblea, considerato che non è firmataria del contratto collettivo di lavoro Uneba applicato nella citata unità produttiva».

«L’art. 14 della legge 300 del 1970 è chiara – replica Soliman – il diritto di svolgere attività sindacale è garantito a tutti i lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro. Non è un diritto che spetta solo a chi firma i contratti nazionali».

 

In mattinata la Cisl ha potuto effettuare regolarmente la propria assemblea e i lavoratori non ci stanno: «Siamo 20 iscritti ai Cobas, il 90% dei dipendenti e ci viene negato il diritto di riunirci».

Intanto da lunedì scorso, il clima si è deteriorato ulteriormente, come raccontato da Soliman: «Dopo lunedì i dipendenti del turno interessato sono stati chiamati singolarmente nell’ufficio delle due supervisori, per un terzo grado fuori da ogni logica. Il tutto per appurare da chi fosse uscita l’indiscrezione sull’imminente riorganizzazione dei turni e del personale. L’obiettivo è quello di accusare la direttrice di struttura che, anche a seguito delle continue pressioni, stamattina si è sentita male ed è stata portata in ospedale».

Le lavoratrici su questo punto sono ferme, rimarcano la propria solidarietà e il bel rapporto esistente da sempre.


Il punto su quello che sta accadendo lo fa il delegato Cobas, confermato ampiamente dai lavoratori in strada: «Il punto è che quello già deciso non doveva uscire prima di oggi. L’ennesima conferma si è avuta stamattina. Fino alle 10 e mezza è stata appesa in bacheca una comunicazione sulla riorganizzazione dei turni, quando si è venuto a sapere è stata fatta immediatamente sparire. Questo cambiamento lascia 7 dipendenti a casa con permessi o ferie forzate. Ci chiediamo come sia possibile che venga chiamato il personale di una cooperativa a coprire circa 600 ore mensili. Ai lavoratori non è permesso fare un minuto di straordinario e c’è gente che fa il part-time. Se non hai le ore, non le hai per nessuno. Non è una guerra alla cooperativa, ma qui c’è il rischio di reato di associazione truffaldina. Infine, vorrei ricordare che la struttura è aperta grazie alla presenza di personale qualificato, non grazie al personale della cooperativa».

 

Nel frattempo i dipendenti raccontano le difficoltà di un personale ridotto rispetto al numero dei pazienti (70). Durante la notte ci sono un operatore e un solo infermiere. In cucina una sola cuoca deve cucinare menù differenziati in base alle esigenze e occuparsi dei vassoi e del lavaggio di pentole ecc.
Mentre vengono snocciolati i disagi quotidiani arriva un messaggio sul cellulare di una delle lavoratrici: c’è l’impegno dell’amministrazione comunale a un incontro con una delegazione del personale dell’Rsa per ascoltarne le preoccupazioni e i timori.
Raggiunta telefonicamente, il sindaco Tiziana Magnacca conferma: «C’è la volontà di tutta l’amministrazione a incontrare i lavoratori del ‘San Vitale’. Come fatto per le altre aziende in crisi della zona ascolteremo le loro voci».

In attesa di sviluppi, da oggi, i dipendenti garantiranno solo i servizi essenziali.

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