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Ricordare le migliaia di persone partite con l'obiettivo di tornare, il prezioso archivio di Emiliano Giancristofaro

Presentato giovedì il libro 'Mia cara moglia'

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Testimonianze di un tempo fatto di partenze a migliaia anche e soprattutto dal Vastese. Sono quelle racchiuse nel libro di Emilano Giancristofaro, Mia cara moglia, presentato giovedì scorso al Centro culturale 'Aldo Moro'.

Lettere da e per le destinazioni più lontane di tutto il mondo raggiunte dagli abruzzesi per cercare miglior fortuna. Una raccolta, quella dell'autore, cominciata da giovane, quando ancora 27enne insegnava al liceo scientifico di Vasto. Sorprese, durante la propria ora, una studentessa che leggeva la lettera del padre emigrato in Belgio che annunciava di non poter tornare per il Natale.

Un episodio che lo colpì e lo fece entrare in contatto con centinaia, migliaia di storie dal filo conduttore comune. Padri e madri di famiglia che solcavano l'oceano - o superavano i confini nazionali in Europa - per assicurare ai propri cari un futuro dignitoso. Giancristofaro, però, ha il merito di sottolineare aspetti spesso ritenuti secondari nei flussi migratori.


Trovare un lavoro e un'occupazione non era il fine ultimo del viaggio. L'obiettivo era nella maggior parte dei casi il ritorno nel luogo d'origine, magari dopo aver raggiunto la pensione. Spesso un obiettivo irrealizzabile e che gli emigrati consegnavano come un testimone alle nuove generazioni.

È il caso di Giovanni Sigismondi di Fraine, emigrato in Argentina nel 1928. Non riuscirà mai a tornarvi. Il nipote, Sergio, nel 1989 compirà quel viaggio a ritroso tanto desiderato dal nonno e nel libro ricorda così quel momento:

«Mentre mi avvicinavo al paese riconobbi la sorgente di cui mi parlava il nonno, poi il campanile della chiesa e il colle a cui è aggrappato il paese, le case e il municipio. Mentre mi avvicinavo al paese lo vedevo e piangevo. E sentivo una voce, quella del nonno, che diceva "Siamo tornati, mi hai fatto tornare"».

 

Un sacrificio, quello degli emigrati, che non portò benessere solo alle famiglie dirette, ma a interi territori nei quali successivamente si realizzò lo sviluppo industriale che tutti conosciamo e che, oggi, rivive grazie all'immensa opera di Giancristofaro.

 

Di seguito le interviste e le immagini della presentazione.

 

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