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Levata di scudi contro la «deriva petrolifera» in Adriatico

Salvatorelli (Arci): «Si facciano sentire gli operatori del turismo»

a cura della redazione
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In attesa dell’esito delle indagini sullo sversamento al largo di Termoli, è tornato prepotentemente d’attualità il dibattito sulle attività estrattive in Adriatico e davanti alle coste vastesi. Non si è fatta attendere la levata di scudi contro i progetti estrattivi in Adriatico.

Lino Salvatorelli, coordinatore del circolo Arci di Vasto rivendica le battaglie degli anni precedenti: «A differenza del passato siamo venuti a conoscenza dell’accaduto subito. Questa è una vittoria della società civile. Ora spero che sia la volta che gli operatori turistici capiscano che il problema è reale. Le associazioni di categoria del turismo si facciano sentire. Anche perché Rospo Mare è in fase di espansione e il progetto Ombrina Mare è stato approvato».

Riccardo Alinovi dell’associazione Codici di Vasto è duro: «Invitiamo Lapenna e Di Giuseppantonio a revocare tutte le concessioni. Gli operatori danneggiati si rivolgano a noi. I sindaci di Vasto e San Salvo dovrebbero subito costituirsi parte civile e aprire un tavolo di confronto comune. Infine, invitiamo la Procura di Vasto a indagare per disastro ambientale».

Il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, da sempre contrario alle trivellazioni in Adriatico ribadisce le preoccupazioni dell’ente: «La Edison informi con tempestività le istituzioni abruzzesi. Spero che la costa, una tra le più belle, non sia danneggiata. Mi chiedo che senso ha continuare con le attività estrattive».

Anche il circolo ‘Sante Petrocelli’ di Rifondazione Comunista di Vasto invoca uno stop alle trivellazioni senza troppi giri di parole: «Si fermino le trivelle e si acceleri l’iter per la costituzione del Parco della costa teatina. Sebbene il quadro non sia ancora ben delineato l’episodio evidenzia il rischio di disastro ambientale per tutta la zona. Chiediamo a tutte le istituzioni di rivedere i progetti di attività petrolifera a terra e a mare».

Silenzio sulla questione, invece, dal mondo politico e istituzionale sansalvese.

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