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Stop all'acqua, il disagio degli abitanti della zona industriale di San Salvo

La segnalazione di uno dei residenti

a cura della redazione
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Mentre si attendono notizie e maggiori dettagli sulla contaminazione che ha causato la declassificazione delle acque del Trigno, non mancano i disagi per le famiglie che abitano nella zona industriale di San Salvo. Come ripetuto più volte, a essere coinvolto dallo stop alla potabilizzazione è solo il nucleo industriale di Piana Sant'Angelo. Per i numerosi stabilimenti produttivi sono stati predisposti trasporti eccezionali d'acqua con le autobotti della protezione civile Valtrigno e la distribuzione di bottigliette d'acqua all'ingresso dei lavoratori.

Maggiori, invece, i disagi per i residenti che si trovano sospesi in una specie di limbo. La Asl e - successivamente - la Coniv hanno vietato l'uso dell'acqua anche per fini igienico-sanitari. Un nostro lettore che abita nella zona industriale denuncia enormi disservizi: «Voglio ricordare che nel nucleo industriale abitano circa 15-20 famiglie di San Salvo, quindi il problema riguarda pure, anche se in minoranza, una parte dei cittadini. Nessuno ci ha pensato, nonostante siamo anche noi sansalvesi».

Un aiuto, o maggiore chiarezza non sarebbe arrivata neanche dagli enti che si stanno occupando dell'emergenza: «Io personalmente ho telefonato a diversi uffici (Coniv, trattamento acque San Salvo), ma nessuno ci sa dare risposta. Quindi io chiedo: noi e i nostri figli come possiamo fare per avere dell'acqua per lavarci? A qualcuno del nostro comune o ente preposto può interessare oppure si pensa "tanto sono una piccola percentuale"?».

«La cosa che più mi rammarica - conclude il cittadino di Piana Sant'Angelo - è che nessuno si sia preoccupato almeno a chiedere se si aveva bisogno di una piccola cisterna per attaccarla alla propria rete idrica, però poi si ricordano di noi durante il periodo elettorale. Quando devono mandarci le tasse da pagare ecc. siamo tutti uguali. Spero che qualcuno ci venga in soccorso o per lo meno dia risposte certe e celeri per risolvere questa situazione, altrimenti i residenti della zona industriale dovranno tornare come 40-50 anni fa».

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