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Ai giovani sansalvesi non piace fare l'agricoltore

L'agricoltura cenerentola della politica. Sardegna regione da imitare

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Nelle strade e nelle piazze non si fa altro che parlare della crisi economica. Sono molti, ancora oggi, quelli che continuano a insinuare che la crisi non ha mai avuto origine e che è stata fomentata da strani poteri economici. La crisi, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Per aver un 'ritratto' della situazione, è sufficiente scorrere le liste dei cassintegrati e di coloro che hanno perso per sempre il lavoro. La ripresa è ancora lontana. Occorrono misure di legge più severe per combattere l’evasione fiscale. In Italia succede che chi ha di più (i ricchi titolari di disponibilità finanziarie o di patrimoni) paga meno tasse. La crisi non ha risparmiato il comparto agricolo. C’è una situazione di disagio. I nostri commentatori  e politici evitano di parlare di agricoltura.

L’agricoltura è la cenerentola della politica.
Perché il nuovo governo non inserisce l’agricoltura al centro dell’interesse nazionale? Occorrono misure urgenti, molte aziende hanno chiuso i battenti e altre rischiano il tracollo completo. La situazione in Abruzzo non è delle migliori.

La Sardegna  è una delle poche regioni che, con una sterzata a 360 gradi, sta portando avanti un piano di rilancio del settore agricolo. «Abbiamo seguito modelli impostici dall’estero - ha affermato in una lunga intervista l’ assessore all’agricoltura della Regione Sardegna, Andrea Prato - la nostra società cresciuta a pane e televisione vede il lavoro della terra come qualcosa di sporco, di poco dignitoso. Oggi fare i contadini è ben altro. Dobbiamo immaginare un composto che unisce l’attività agricola a quella turistica. Dobbiamo professare un vero e proprio ritorno alla ruralità dei campanili e dei dialetti e un’agricoltura, moderna, competitiva e soprattutto funzionale». «So che non è facile - ha aggiunto - dobbiamo farci partecipi di una rivoluzione culturale che deve cominciare dall’educazione delle nuove generazioni. Ai nostri figli, piuttosto che iscriversi in facoltà che sfornano professionisti, futuri disoccupati, dovremmo far capire che la scelta giusta è Agraria, o studiare in un istituto alberghiero, dove si impari l’importanza della terra e dell’utilità in cucina dei prodotti locali. Agricoltura significa un processo economico ampio: cibo, turismo, ecologia, energia alternativa, macchinari e quant’ altro. L’agricoltura deve tornare al centro degli interessi e non può che rappresentare la pedana di un rilancio economico basato sul reale e non su una finanza virtuale che ha prodotto solo danno. Questa nuova figura imprenditoriale non solo piace, la si inserisce in un mercato prospero, dove le istituzioni come la nostra, stanno investendo molto».

Purtroppo ai giovani del nostro territorio non piace fare il contadino. Vedono il lavoro dei campi come qualcosa di poco dignitoso. Preferiscono il lavoro aziendale.
La Sardegna ha destinato grandi capitali per ridare forza al settore agricolo; infatti la ripresa già comincia a vedersi.
Perché la Regione Abruzzo non cerca di emulare il piano elaborato dalla Regione sarda?

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