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Una chiesa senza croce

Indagine sullo stato delle nostre chiese

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È un’immagine, ciò che da inizio ad una ricerca: lo stato delle chiese della nostra città, l’immagine quella del campanile della chiesa di San Giuseppe, una chiesa senza croce.
Incontro don Raimondo, una mattina dopo la messa e gli chiedo della storia della croce. È accaduto tutto nel 1997, un forte vento fece cadere la vecchia croce, su un'auto del Comune. La tragedia fu sfiorata e la chiesa madre di San Salvo da allora è senza la sua croce. L’impossibilità di far entrare un’autogru nell’antico quadrilatero, dopo l’inizio dei lavori di rifacimento della piazza e il ritrovamento delle mura dell’antica città, resero  impossibile il riposizionamento della croce al suo posto, seppur una nuova venne prontamente donata da un’azienda sansalvese. Da allora la croce ha dimora nella sua chiesa, in attesa che una soluzione venga adottata. Don Raimondo ha chiesto fondi alla Soprintendenza, per ripulire la facciata della chiesa e curare alcune crepe del campanile, con il posizionamento di una impalcatura la croce tornerebbe al suo posto, ma la situazione economica del Paese è nota a tutti.

Basta percorrere corso Garibaldi, per trovarci nello spiazzo della chiesa di San Nicola, che solo lo scorso anno ha compiuto i suoi quarant’anni: la chiesa nuova, quella nata grazie alla crescita della nostra città nei primi anni ’70, con l’industrializzazione delle nostre piane. Una chiesa moderna, fatta in cemento armato ed eternit, che soffre più di altre la mancanza di cure. I materiali 'nuovi' non reggono alle intemperie senza manutenzione. Crepe profonde interessano tutta la struttura, l’umidità segna le sue pareti. Il campanile decorato con l’eternit attende una bonifica. Mi accoglie don Michele, che proprio in questi giorni festeggia il suo primo anno nella nostra comunità. Il suo interessamento si è subito concentrato proprio sulla ristrutturazione della chiesa, un progetto infatti è già pronto, mancano ovviamente i fondi.

Sono altre le priorità dei nostri parroci, come lo sono quelle dei loro parrocchiani, ma le nostre chiese sono da sempre per la nostra comunità innanzitutto luoghi in cui troviamo conforto, aiuto, dove i nostri figli vengono educati al rapporto con l’altro. Sono punti di riferimento, sono luoghi di accoglienza per noi tutti, dove i nostri principi morali si formano e si saldano. Una chiesa non è un luogo qualunque che può attendere le trame burocratiche, «va amata e tutelata come un corpo vivo», come ebbe a dire tempo fa un giovane architetto.

È urgente chiedere a chi di dovere delle soluzioni reali, dei fondi, per la tutela delle nostre chiese e l’incolumità fisica dei loro fedeli. Non basta la voce dei nostri parroci, serve quella di un'intera comunità.

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