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L’importanza del linguaggio e della comunicazione del bambino

I genitori incontrano la logopedista Alessia Ramundi

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Si è svolto nella giornata di ieri un importante incontro organizzato da Renata Martelli, coordinatrice della scuola d’infanzia paritaria Bimbo 2000, i genitori e la logopedista Alessia Ramundi.

La dottoressa Ramundi, laureata nel 2006 in Logopedia presso l’Università degli studi di Perugia, ha lavorato per tre anni presso la Casa di cura Villa Pini D’Abruzzo e ad oggi dipendente del consorzio San Stefar Abruzzo, occupandosi della riabilitazione del paziente in età evolutiva e adulta. Relatrice nel 2008 del congresso presso l’ospedale Riuniti di Foggia sul tema "Accidente cranio-encefalico seguito da stato di coma profondo, il trattamento della disfagia nel paziente neuroleso" e relatrice nel 2009 a Chieti sul tema "La stimolazione logopedica nello stato vegetativo permanente". Nel 2008 ha collaborato alla presentazione di ricerca nel 36° congresso nazionale S.I.M.F.E.R. a Roma, trattando il tema: "Il percorso riabilitativo in paziente dopo intervento di ricostruzione del tubo digerente da ingestione di caustici."

Durante l’incontro di ieri la logopedista ha sottolineato l’importanza della comunicazione del bambino a partire dai primissimi mesi: dal contatto oculare, sorriso sociale, lallazione, prime parole ed esplosione del lessico.
La quantità di parole apprese e la qualità della loro produzione sono segnali fondamentali che permettono  di comprendere se ci sono o meno difficoltà del linguaggio.

In passato si tendeva a trascurare le problematiche legate al linguaggio dei bambini, con la convinzione che da adulti si sarebbero corretti da soli. Oggi sappiamo che non è così: -La prevenzione e la diagnosi precoce sono di estrema importanza perché  possono evolvere in disturbi dell’apprendimento. È grave ad oggi che un bambino inizi la scuola primaria esclamando "vado a cuola"- sostiene la logopedista sansalvese.

Spesso i genitori tendono a procrastinare e sottovalutare le anomalie della comunicazione dei figli con le classiche frasi "c’è tempo per parlare, si può cominciare anche a cinque anni..." o "quando sarà grande parlerà meglio".
L’iter corretto da seguire quando ci sono i primi campanelli d’allarme è rivolgersi al pediatra. Nel caso ci sia realmente un problema, il pediatra consiglierà una visita specialistica presso il neuropsichiatra infantile e la riabilitazione presso un logopedista.

La dott.ssa Ramundi infine ha suggerito strategie atte a stimolare il linguaggio del bambino: ascoltarlo quando parla, anche se mostra difficoltà, con attenzione e serenità, senza mostrare fretta, ansia e insofferenza; lasciare che concluda sempre il suo discorso, anche se richiede più tempo; favorire l’uso del gesto ad efficacia comunicativa; verbalizzare ciò che facciamo; parlare al bambino in modo lento e rilassato; riformulare la produzione scorretta del bambino e NON correggerla in quanto in bambino non apprende dalla ripetizione. Quando non si capisce cosa dice il bambino è utile rinforzare qualsiasi tentativo linguistico, gratificandolo e dandogli la forma corretta; ripetere la parte che è stata compresa chiedendogli di concentrarsi sulla parte non intellegibile; proporre spiegazioni possibili che il bambino deve confermare o negare; stimolare ad usare il gesto quando non riusciamo a capire.
Di estrema importanza, infine, è leggere ai bambini in quanto arricchisce il lessico, aumenta i tempi di attenzione, favorisce l’attenzione condivisa, la sequenza temporale e stimola la manualità.

Non dimentichiamo che chi ha il linguaggio, ha il mondo.

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