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10 Febbraio, giorno del ricordo

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Siamo alla vigilia del 10 febbraio, data in cui dovrebbero tenersi le celebrazioni del Giorno del Ricordo per rievocare la tragedia delle foibe, ma nessuna iniziativa di rilievo è stata preannunciata dalle amministrazioni locali o dagli istituti scolastici del territorio. Solo qualche giorno fa ci siamo occupati, su queste colonne, delle numerose e lodevoli iniziative poste in essere per il ricordo dell'Olocausto, con convegni a tema, mostre fotografiche e testimonianze. Non sarebbe altrettanto giusto e doveroso ricordare la strage di italiani ad opera dei comunisti titini e l'esodo di circa trecentocinquantamila connazionali espulsi, con la forza delle armi, dalle terre dell'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia? Stupisce il silenzio che avvolge questa vigilia e soprattutto la scarsa sensibilità di chi celebra, e giustamente, la Shoa e invece dimentica, inspiegabilmente e colpevolmente, un'altra tragedia. La sensazione sgradevole di chi osserva, è che si stiano considerando con diversa dignità i morti delle due tragedie, come se esistessero diversi gradi di orrore. Stupisce anche che la parola foibe sia quasi del tutto sconosciuta, non solo agli scolari delle scuole dell'obbligo, ma addirittura agli insegnanti. Andrebbe insegnato nelle scuole che almeno diecimila persone, intorno al 1945, a guerra finita, furono torturate e uccise a Trieste e in Istria dai partigiani comunisti jugoslavi del maresciallo Tito e gettate, spesso ancora vive, dentro le voragini naturali dell'altipiano del Carso, le foibe appunto. Prelevate con la forza, le popolazioni italiane venivano condotte sull'orlo delle voragini, legate le une alle altre con filo di ferro, e lì una scarica di mitra attingeva le prime facendo precipitare tutti nel baratro, vere operazioni di pulizia etnica. Un inferno di 200 metri sotto terra, e chi non moriva per la caduta continuava ad agonizzare tra gli spasmi per le ferite riportate precipitando tra spuntoni di roccia carsica. Queste cose andrebbero ricordate, nelle scuole, ma anche dalle istituzioni locali con cerimonie ufficiali, perché il negazionismo o il giustificazionismo sono mali ideologici da combattere non solo se rivolti all'Olocausto, ma anche per le foibe. Francesco Bottone
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