Insegnavo a Pescara nel plesso di via Cavour. Ogni tanto dalla mia aula sentivo rumori, spari, suoni di tromba e di campane. Non resistetti alla curiosità e chiesi al mio collega cosa succedeva in classe con tutti quei rumori, grida e spari. Animiamo la campagna sul carroccio contro Federico Barbarossa, così gli alunni capiscono meglio il significato profondo di quella lotta e studiano più volentieri la storia.
L’idea mi piacque, perché anch’io ero una maestra piena di entusiasmo e fantasia. Per non essere da meno pensai di animare la poesia “la quercia caduta”. Per una maestra si adattava di più perché è piena di sentimento.
Mi misi al lavoro, entusiasmai gli alunni, lavorai un bel po’ di fantasia e la “nostra animazione poetica”fu pronta. La prima rappresentazione fu stabilita per il giovedì, giorno di mercato così i rumori venivano attutiti, ma non avevo fatto i conti con la giornata libera di mia sorella…
In classe tutto era pronto: la coreografia, gli attori, i rumoristi, la vecchina che raccoglieva la legna, gli uccellini che cantavano e i colpi dell’ascia che lentamente abbattevano la quercia. Anch’io prendevo parte all’animazione e dovevo recitare la mia parte bene, in fondo ero il personaggio principale: la quercia!
Mia sorella voleva salutarmi, si affacciò alla porta ma subito la richiuse perché voleva chiarire un po’ le idee, cosa stava succedendo in classe? Io con le braccia allargate come in croce che chiedevo misericordia per me, per i nidi per la vecchina, per quelli che cercavano ombra, ma nessuno ascoltava…il vento implorava sempre più forte, il rumore della pioggia si univa a quello del vento e dei boscaioli, gli uccellini cinguettavano disperati e…un tonfo forte si udì (due sedioline buttate per terra) e poi silenzio assoluto!
Mia sorella questa volta entrò e vide: i bambini che piangevano, la povera maestra (la quercia) seduta sulla sedia con le braccia penzoloni. Forse per affetto per riuscitissima scena teatrale, quando entrò fu presa da un improvviso sgomento.
Nel frattempo io mi alzai e dissi ai miei scolari “siete stati proprio bravi!”. E finalmente vidi mia sorella con una faccia…che con tutta la mia buon volontà non riesco a descrivere: disperata! Fine teatro e applausi. Come al solito gli alunni dovevano imparare a memoria la poesia e fare il commento.
Con gran piacere mi sentii dire dalla “professoressa: “considerando il confronto tra una quarta elementare e una terza media, i suoi alunni non erano riusciti a penetrare così profondamente la disperazione degli abitanti del condominio “La quercia” e la scettica falce del progresso”!