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Quando il Soccorso non è Pronto!

Cronaca di una giornata al Pronto Soccorso

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Ci rassegnamo quotidianamente alle file. C'è una fila alle poste, una dal medico anche per una semplice prescrizione, al supermercato, al cinema. 

La fila è un'attestazione di civiltà qualcuno ci ha insegnato, il rispetto è alla base di questa pratica di convivenza.

Mio figlio ha avuto un incidente, giocando ha avuto una collisione con un altro bambino, il risultato una contusione sull'occhio. Un gran spavento e molto ghiaccio, poi a dormire. Nulla di grave, sembrava, se non fosse che la mattina successiva si sveglia con l'occhio completamente chiuso e gonfio come un pallone ed un brutto ematoma tutto intorno.

Decido di portarlo al Pronto Soccorso. Vi arrivo e trovo davanti a me una lunga fila, almeno trenta persone sono in attesa.

Nulla si muove, nessuno che mi chieda il motivo per cui mi trovo lì, che stabilisca "le priorità", quindi la priorità è stabilita dalla fila, davanti ad una porta chiusa dietro la quale c'è qualcuno che fa il cosiddetto triage, ossia che decide se sono un codice verde, giallo o rosso.

Davanti a me almeno tre persone con evidenti problemi tentano di bussare, dopo un'attesa che sembra giunta al limite, nel malessere che li ha condotti in quel luogo. Dalla porta esce un infermiere che visibilmente urtato, chiede di non bussare, che se la porta è chiusa significa che è in corso una visita.

Tutti ci guardiamo esterefatti e rassegnati, chi mi parla di quella volta che ha fatto sei ore di fila prima che gli dicessero l'effettivo problema, passando da un reparto all'altro.

Io guardo mio figlio ed ho paura, l'occhio è troppo gonfio, nessuno mi chiede nulla, voglio mantenere la calma, ma non si tratta di me, si tratta di mio figlio, non riesco ad aspettare. Lo prendo e lo porto via, vado da uno specialista. Solo ora leggo sulla porta di ingresso un cartello con su scritto "Chi minaggia, ingiuria o maltratta il personale medico ed infermieristico verrà perseguito per legge", ne comprendo i motivi. 

Comprendo gli evidenti problemi che deve superare quotidianamente chi svolge il proprio lavoro in una struttura sanitaria pubblica, problemi che troppo spesso vengono superati dalla bravura e dalla passione del personale medico ed infermieristico e sono assolutamente convinto che il problema non sia il personale ma il metodo. In una condizione di emergenza la prima cosa che deve sapere il paziente a mio avviso è, se ciò che gli sta accadendo è grave, far attendere oltre un'ora per far comprendere ciò, non ha senso, ed è un atto di irresponsabilità.

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