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Immigrati: dopo l'arresto per terrorismo di un somalo a Campomarino parla Simone Caner

Il centro "Happy Family", protagonista di una mostra sull'integrazione oggi sulla cronaca nazionale per terrorismo

Redazione
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A seguito dell’arresto del somalo ventiduenne a Campomarino, fino a quel momento ospite del Centro d’accoglienza “Happy Family”la Cooperativa “Pianeti Diversi” comunica per voce del suo legale rappresentante Simone Caner la propria soddisfazione per il comportamento tenuto da tutti gli altri immigrati del Centro. Sono loro infatti gli artefici dell’isolamento e della segnalazione delle tendenze filojihadiste del somalo agli operatori dell’equipe multidiscplinare, che si occupa di loro giorno per giorno.

“Grazie alla loro diretta segnalazione è stato possibile segnalare il soggetto alle forze dell’ordine per il suo comportamento. Un centro d'accoglienza in cui si ha la possibilità di monitorare orari di entrata e di uscita della persona oggetto di indagine, dove l'installazione di telecamere avviene repentinamente, dove è possibile fornire agli inquirenti ogni tipo di indicazione utile alle indagini, è risultata essere la strada più scomoda per chi conta di progettare un attentato”.

La notizia dell’arresto ha tenuto banco su tutte le testate nazionali e locali. Ciò che emerge è il racconto di una porzione di realtà molto distante da quella che il centro d’accoglienza vive tutti i giorni.

“Non c'è stata solo la nostra piena disponibilità a collaborare – continua Caner - Dall'esterno fa notizia la cellula marcia. Dall'interno si ha la percezione di quanto conti la parte sana, che senza paura di esporsi, segnala e condanna chi non combatte per costruire ma per distruggere.

L'espulsione del soggetto in questione prima di avvenire all'esterno è avvenuta dall'interno del centro d'accoglienza. E’ proprio la risposta compatta, solidale e coraggiosa degli ospiti dei centri d'accoglienza che mi ha conservato la possibilità di credere ancora che l'accoglienza è un valore che va coltivato, sollecitato e protetto.

Chi lavora per dare accoglienza, se lo fa con coscienza come me, allora si batte per proteggerla, anche e soprattutto di fronte a eventi del genere, senza cadere in una profonda crisi”.

E’ necessario sottolineare ancora una volta che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.

“Il soggetto arrestato è una cellula isolata. Tutti gli altri ragazzi sono brave persone – conclude Simone Caner - forse noi nel nostro piccolo abbiamo conosciuto la parte più bella degli immigrati. E a noi questo basta per convincerci che vale la pena di difenderli”.

Simone Caner attraverso il Consorzio Matrix gestisce diversi centri di accoglienza in tutto il vastese, compiendo un importante lavoro di inclusione e conoscenza interculturale.

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