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Rinaldo Altieri, il mio Capo Branco...

Il ricordo di Rinaldo Altieri di sua figlia Valentina, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo 80esimo compleanno

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Oggi 10 Aprile 2016, a 80 anni dalla sua nascita, vorrei parlarvi di un Rinaldo che forse in pochi conoscono...Alla fine di quest’articolo capirete perche’ il soprannome di “Capo Branco”.  Il tono e’ scherzoso, perche’ con Rinaldo ci scherzavo molto. E’ anche affettuoso, perche’ e’ tanta la stima che avevo per un uomo che e’ stato unico, e’ stato fonte di inspirazione per ogni cosa che faccio, la cui presenza e carisma mi manca ogni giorno. Nellla mia professione incontro tante persone, alcune di un bagaglio culturale enorme. Eppure nessuna ha la capacita’ che Rinaldo aveva di essere un visionario fedele ai propri principi, di mettere tutti a proprio agio, di trovare un punto d’incontro anche tra chi vedeva solo nero e chi solo bianco, di trovare soluzioni ai problemi piu’ ingarbugliati,  dell’usare l’ironia per spegnere polemiche, dell’aprire la mente a culture o punti di vista differenti dai suoi, di curiosare del perche’ esistono filosofie diverse, dello smettere mai di leggere perche’ c’e’ sempre da imparare dalla storia o dai libri, del trovare sempre il tempo per fermarsi ad osservare le mervaviglie della natura e cogliere da essa insegnamenti preziosi, del citare Dante a memoria, o tradurre Esopo senza dover aprire il vocabolario..Potrei andare avanti all’infinito...Come potrei descrivervi nel dettaglio e darvi dimostrazione pratica di come fare cestini da rami di guinchi, ulivi, e canne. Arte che Rinaldo mi ha insegnato durante diverese vacanze di Pasqua ed estive e che lui stesso ha appreso dal suo caro padre e dall’amato nonno. Potrei condividere nei dettagli  alcuni dei momenti forse piu’ belli della sua vita...Come quando era seduto in prima fila ad ascoltare la discussione accedemica dei miei fratelli nei giorni delle loro lauree... aveva il cuore colmo di orgoglio e le pupille luccicanti di gioia perche’ le lenti dei microsopi di Andrea ed Alessio e quelle dei telescopi di Francesca hanno sconfinato ed eccelso in mondi per lui sconosciuti, come quelli della Chimica e dell’Astronomia. Come ogni grande uomo, ha avuto al suo fianco una donna ancora piu’ grande: Rosella. Ma lascio a me e i miei fratelli, i ricordi piu’ cari delle attenzioni che Rinaldo aveva per lei...

 Rinaldo ha anche sempre avuto un fortissmo legame con la sua terra natia,  il suo mare azzurro, Il Trigno, le colline baciate dal sole, e le sue pesche profumate. San Salvo per lui e’ stata una grande passione. E forse in tanti a San Salvo associano al “Capo Branco” foto  di Rinaldo con la fascia da sindaco, in particolare quella che lo immortala di fianco a Papa Giovanni Paolo II durante la Sua visita a San Salvo nell’83....  Ma oggi vorrei andare oltre la sua figura pubblica e invitarvi a conoscere una parte del Rinaldo Altieri “scrittore”. Per chi non lo sa, Rinaldo e’ l’autore di “Lupo Rosso”,   libro pubblicato nel 1981 e che nello stesso anno si classifico’ terzo a livello nazionale per il “Progetto Letterario 2000”,  vincendo il “premio speciale per l’Infanzia, Critica, Giornalismo”. Vorrei invitare chiunque e’ affascinato dalle tradizioni e vecchie leggende dell’entroterra abruzzese, a leggerlo: una volta finito, vi sentirete arrichiti di storie che forse non si raccontano piu’. Il linguaggio usato puo’ essere a tratti crudo, ma il libro ha in se’ l’amore che Rinaldo aveva per l’Abruzzo e le sue tradizioni e allo stesso tempo il seme di tematiche attuali, quali la lotta tra l’uomo e la natura e come la natura, sfruttata dall’uomo, reagisce in modo violento.

Prima di parlarvi di “Lupo Rosso”, permettemi di fare un piccolo riassunto dell’infanzia e la giovinezza di Rinaldo: gli anni che vanno dal 43 al ’69, forse quelli meno conosciuti della sua vita.

 La passione che Rinaldo aveva per la cultura e le materie umanistiche era, forse, in  lui innata. Il suo talento fu scoperto fin da piccolo quando il maestro Marzochetti venne a rimproverare al padre (mio nonno), Alessandro Altieri (conosciuto come “lu‘ scern’s’ ”) di non aver mandato a scuola per diversi giorni Rinaldo allora ragazzino di 7-8 anni.  Vi parlo del ’43-44, anni non facili durante i quali per mietere il grano, pascolare le greggi, preparare la bieda per i cavalli, e arare ci voleva mano d’opera. E i figli, soprattutto quelli maschi, lo erano.. a qualsiasi eta’... Non so esattamente quali parole uso’ il Maestro Mazzorchetti, e’ certo che spiego’ bene ad Alessandro che il talento di Rinaldo era unico e doveva essere coltivato: da quella volta Rinaldo fu esonerato dal lavoro dei campi. Ostacoli ben piu’ grandi, come gli anni travagliati a cavallo della fine della guerra, non permisero a Rinaldo di frequentare le elementari per ben 2 anni. Quando le scuole finalmente riaprirono, Alessandro venne a mancare non ancora cinquantenne lasciando sua moglie Francesca con ben 12 figli, di cui il piu’ giovane di soli 2 anni. Nonostante la promessa del papa’ Alessandro che Rinaldo avrebbe studiato, c’erano altre priorita’: aiutare i fratelli piu’ grandi Nicola, Maria ed Antonio a mandare avanti la masseria degli scernesi e prendere cura dei fratelli piu’ piccoli Umberto, Giovina, Iolanda, e Vitale (altri 4 fratelli non sopravissero quegli anni difficili).

Ma il giorno venne quando quella promessa fu mantenuta...

                        

Grazie alla stima che i frati cappuccini dell’Umbria avevano per “Padre Rinaldo” , un fratello d i Alesandro e missionario francescano in Amazzonia (una strada del quartiere “degli Stingi” e’ a lui dedicata), Rinaldo (mio padre) fu ammesso al collegio dei frati francescani di Gubbio. Aveva 13 anni. Da li’ fu una successione di eventi: il primo trimeste dove “l’africano” (cosi’ gli Abruzzesi al confine con il Molise venivano definiti dagli Umbri) prese tutti zero in pagella (dovendo “imparare addirittura l’italiano”); dal secondo trimeste in poi e per i succesivi 7 anni, trascorsi tra i diversi collegi di Spoleto, Assisi e Perugia, ci furono solo pagelle piene di 10; nel ’57 ci fu poi la “fuga” che riporto’ Rinaldo a San Salvo; nel ‘ 58 lo “svestimento” della tunica francescana; nel’ 59 il militare fatto a Cuneo e poi dal ’61-62 la preparazione da privatista per conseguire il diploma magistrale. Passato l’esame (l’unico a ruiscirci come privatista), comicio’ ad insegnare a Schiavi D’Abruzzo (dove ha conosciuto Rosella) e successivamente in altri paesini dell’entroterra fino a quando  dal ’69 si stabili’ a San Salvo. Da quel momento in poi, fu lui stesso maestro per tanti “bimbi” della nostra citta’.


E Lupo Rosso e’ un racconto per ragazzi , scritto da chi, ragazzo negli anni ’40, ha pascolato greggi lungo le coste del Treste e fatto tesoro di storie dell’Abruzzo di altri tempi, dove i personaggi erano conosciuti con il loro soprannomi. Imitando l’autore, “i fatti” sono questi: c’e’ un branco di lupi, a dir poco un centinaio, capeggiato dal feroce Lupo Rosso. Il branco fa razzia di puledri, giuvenche ed e’ un vero problema per i pastori dell’entroterra abruzzese, stanchi di vedere i propri pascoli (l’operato di duri anni, il sacrificio di mesi trascorsi lontani da casa durante la trasumanza) sbranati in poche ore. Dove passa Lupo Rosso, lascia il segno della devastazione.  Diversi lupari gli danno la caccia, in particolare un certo Nicola, detto il Frentano. Per una serie di vicessitudini al Frentano si unisce un artista di circo, abile lanciatore di coltelli, detto appunto Coltello Veloce; mentre il Frentano stesso viene inseguito da due gruppi di briganti. Il suo ritorno e’ atteso dalla dolcissima Rosalina.

Come va a finire? Non ha importanza, perche’  i veri eroi della storia sono la natura e l’uomo.

La natura spicca come insegnante di solidarieta’, meritocrazia,  parsimonia, e in tutta la sua bellezza. C’e’ tanto da imparare dal comportamento dei lupi: tra loro vince non solo chi e’ astuto, ma chi vale, chi riesce a garantire  cibo per tutti.  Il branco accoglie ed educa gli orfani, sfama i piu’ deboli. E non sono i lupi ad essere feroci: prendono semplicemente per istinto cio’ che e’ loro. E’ l’ingordigia umana che tagliando i boschi perche’ vuole sempre piu’ pascoli, toglie la terra ai lupi e li constringe a scavlacare i loro confini naturali. Mentre gli uomini sono vendicavi; uccidono, per pochi bocconi, nipoti che difendono nonni; sporcano le acque dei fiumi; sparano agli uccelli; ammazzano piu’ lepri di quelle che riescono a mangiare, lasciandole imputridire inutilmente. Non prendono esempio dai lupi o le aquile che predano solo cio’ che e’ necessario.

Al tutto fanno da contorno  i gorgheggi degli uccelli (dalle capinere, agli usignoli, alle cinciallegre); le serenate dei grilli che scacciano la solitudine dei cuori di umoni infranti da disgrazie; il canto dei pastori per le terre di Gissi, della Maiella, della Marsica, di Passo Lanciano, Opi, Rivisondoli, Campo Felice e Pizzoferrato; e frati caritatevoli o vecchi innamorati della propria terra ed in attesa del “lungo viaggio”. C’e’ speranza che oltre agli uomini malvagi ci sono anche “i giusti e operosi che fanno modo che la Terra rimanga bella con le sue erbe, i fiori, le sue piante, e i suoi animali”...

Valentina

Oltre “Lupo Rosso”, Rinaldo ha pubblicato: “La Quercia Grande” (un romanzo intenso, pieno di immagini di vita delle masserie Abruzzesi) ed “Espressioni” (raccolta di poesie, ricca di esperienze di vita ed emozioni profonde). Chiunque fosse interessato ai libri di Rinaldo Altieri, puo’ contattarmi direttamente: va.altieri@gmail.com

 

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