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Bufera sulla Comunità Medio Vastese: la Giunta non riduce le proprie indennità

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GISSI - Dopo la polemica che ha investito la comunità montana Medio Vastese in riferimento all' ''anomalia politica'' dell'assessore Lelio Masciulli, decaduto dalla carica perché non rieletto nel suo comune di provenienza, che tuttavia, da oltre un anno, resta saldamente ancorato alla propria poltrona, percependo la prevista indennità di carica, arriva un'altra doccia fredda per la giunta guidata da Remo Carilli (Rosa nel Pugno). A sollevare la questione, anche questa di una certa gravità, è il consigliere di minoranza dell'ente montano Dino Tiziano Cilli, di Forza Italia, che gira il coltello nella piaga, come si suol dire. La polemica riguarda le indennità di carica dei componenti della giunta e dello stesso presidente. Il consiglio della comunità montana, già sul finire del 2005, e pressoché all'unanimità, con il solo voto contrario di Leandro Di Lallo, ex sindaco di Lentella, decise di ridurre del cinquanta per cento le somme spettanti quali indennità per gli amministratori, spiega il consigliere Cilli. In sostanza l'organo rappresentativo del Medio Vastese ritenne che una somma pari a seicento euro mensili per i componenti dell'esecutivo fosse largamente sufficiente a ricompensare gli sforzi degli amministratori. Nei giorni successivi, lo stesso presidente Carilli, intervenendo su alcuni organi di stampa regionali, pubblicizzò la riduzione delle indennità di carica come esempio di buon governo. Nulla da eccepire, a parte il fatto, e non si tratta certo di un dettaglio, che quella decisione del consiglio è rimasta, ad oggi, lettera morta. Proprio così. Incurante dell'indirizzo espresso dall'organo consiliare infatti, la giunta ha deciso unilateralmente di mantenere le indennità di carica sui valori massimi, cioè intorno ai mille e duecento euro mensili per ciascun componente. Tra l'altro la riduzione del cinquanta per cento venne introdotta anche nello statuto della Comunità montana, precisamente all'articolo 32, di fatto, quindi, violato. Il consigliere Dino Tiziano Cilli e altri membri dell'opposizione presentarono allora un'interrogazione chiedendo spiegazioni in merito. La risposta fu che le indennità venivano calcolate in base alle normative nazionali vigenti, già ridotte del dieci per cento, e che lo statuto dell'ente non poteva avere più forza di una legge statale. ''Non è un discorso di quale norma o regolamento prevalga, - commenta il consigliere azzurro Cilli - è una questione prettamente politica. Il Consiglio ha espresso una precisa indicazione, che va nel senso della riduzione dei costi della politica, mentre la Giunta ha preferito ignorare questa deliberazione, delegittimando e svilendo in tal modo il ruolo dell'organo rappresentativo dell'ente. Non c'è volontà politica, in seno alla Giunta, di ridurre le proprie indennità di carica, questa è la verità''. Vale la pena di ricordare, in chiusura, che si tratta di soldi dei contribuenti.
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