Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Donaci o Dio un cuore semplice, puro, libero da avidità, non attaccato alle cose

Commento al vangelo

Condividi su:

Se il nostro desiderio di camminare verso la dimora dove Cristo vive con il Padre e lo Spirito Santo non è profondo non è forse a causa di qualche attaccamento alle “cose della terra”? “Tutto è vanità” (Qo 1,2) infatti, nessuno può vantare un possesso eterno su quanto, ci è dato o pensiamo di aver guadagnato… in ogni caso dovrà essere passato a un altro che nulla ha fatto per ottenerlo. Alla vanità delle cose della terra non può che corrispondere il desiderio delle “cose di lassù, dove è Cristo” (Col 3,1).

Nel rapporto con il Signore Gesù ne va della nostra vita e della nostra morte: la vita dell’uomo nuovo, di chi è rinato in Cristo, attraverso il Battesimo, è nascista con Cristo in Dio e nulla, nessuna cosa potrà mai rubarla se l’accettiamo abbracciando fin da ora la sequela. Un cammino di sicuro non facile in cui siamo chiamati a far morire quanto in noi è ancora mescolato alle “impurità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria” (Col 3,5), nel vivere schiavi dell’avidità sfrenata di ricchezze e possessi.

Non si può servire Dio e la ricchezza (cfr Lc 16,13; Mt 6,24), ha detto Gesù, nel senso che non ci si può affidare in radice alla ricchezza e poi pensare di celebrare il Signore: o si serve il vero Dio o si è schiavi dei beni che tentiamo, invano, di accumulare. Dice un proverbio cinese: “La ricchezza distrugge anche gli eroi”. La cupidigia genera idoli e l’uomo può arrivare a idolatrare i propri beni, dedicando loro non solo tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, cose che spettano solo a Dio, ma illudendosi di aver risolto con la loro quantità il problema fondamentale: la conservazione della vita. Solo la condivisione delle ricchezze permette di arricchire davanti a Dio e di dare così, senso, al patrimonio accumulato. Ha scitto Sacha Guitry: “Si dice che il denaro non fa la felicità. Evidentemente si allude al denaro degli altri”. Vogliamo vedere dalle cronache qualche esempio?  

“La sfortuna bacia i vincitori. Improvvisamente ricchi, per sempre infelici!” Perché vincere alla lotteria, può rivelarsi una disgrazia? “Un fornaio inglese ha centrato un jack-pot da nove milioni di sterline (oltre dieci milioni di euro). È morto d’infarto a 58 anni, triste, solo, senza più moglie, amici e soldi sperperati in scommesse, alcool, truffatori. Piangeva: “La lotteria mi ha rovinato la vita”. Un sessantenne, convinto che la vittoria al totocalcio gli avesse attirato il malocchio, ha ucciso a martellate moglie e figli.

Un sistemista che aveva partecipato a una vincita miliardaria, dopo investimenti sbagliati, ha ammesso: “I soldi se ne sono andati, se li son presi il diavolo”. Operaio lui, domestica a ore lei: con il superenalotto hanno vinto undici miliardi. Erano poveri ma si volevano bene. Con i soldi arrivarono anche i guai. Sono finiti in tribunale a litigarsi i soldi, e ora si odiano. È profondamente vera la parola di Gesù: “La vita di un uomo non dipende da ciò che egli possiede” (Lc 12,15). Si crede di possedere, mentre si è dominati.

La ricchezza è un tranello: noi crediamo di possedere le cose, e invece sono esse che possiedono noi. È profondamente vera la parola del saggio Qoelet: “Vanità delle vanità, tutto è vanità” (Qo 1,2). La vera ricchezza consiste nel non avere necessità di nulla. Ha detto qualcuno: “La maggior ricchezza di un uomo è un animo abbastanza grande da non desiderare le ricchezze” (Wolfgang Goethe). Che felicità è quella che non posso condividere? I milioni non possono garantire un amore ricambiato e fedele, una famiglia serena, una vita lunga e in buona salute. Pensiamo a garantirci l’indispensabile. “Quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” (Mt 16,26). Chi non è contento di quello che ha, non sarebbe contento neppure di quello che vorrebbe avere. Chiediamo a Dio il dono di un cuore semplice, puro, libero da avidità, non attaccato alle cose. Un cuore che sappia riscoprire la bellezza delle cose, e le sappia gustare senza il bisogno di possederle.

Condividi su:

Seguici su Facebook