L’incontro con l’altro non è mai un semplice caso. In alcune circostanze sembra quasi che ci sia un piano divino che ci conduce dove non avevamo programmato e ci ritroviamo a fare cose che non potevamo neanche immaginare e avvolte anche più grandi di noi.
Oggi i nostri cuori e le nostre menti sono immersi nelle scene di dolore e di sgomento dei luoghi del terremoto. Non possiamo non provare compassione per una sorte che poteva essere anche nostra.
Quaranta anni fa lo stesso dramma vissuto oggi dalle popolazioni di Amatrice e Accumoli, ha colpito Coia, una piccola frazione di Tarcento in provincia di Udine. Dieci sansalvesi, don Raimondo Artese (non ancora prete), Peppino Fabrizio, Vitale Cardarella, Nicola Monaco, Franco Di Casoli, Antonio Catalano, Raimondo Pascale, Mario..., Bruno...e Ottavio Antenucci sono partiti volontari per aiutare le popolazioni friulane. Ottavio Antenucci, “l’uomo della speranza” che sa rimboccarsi le mani in ogni circostanza per aiutare gli altri, mi ha raccontato la sua esperienza di volontario del terremoto del 1976.
Carissima Maria,
come ti avevo promesso di seguito ti racconto sinteticamente della festa che gli amici del Friuli hanno voluto fare per noi volontari in occasione del terremoto del Friuli del 1976.
In questa tragica giornata dove un altro terribile terremoto ancora una volta ha portato morte e distruzione mi va di raccontare di allora e di oggi, 2016, 40 anni dopo.
A quell’epoca lavoravo in SIV, ero il più grande del gruppo; per l’occasione ho preso due settimane di ferie per recarmi in Friuli.
Abbiamo fatto tutti i lavori che ci capitavano per le mani pur di aiutare quella povera gente: aiutanti muratori, carpentieri, manovali in genere.
Abbiamo avuto modo di vivere le scosse di settembre. In particolare ricordo ancora la seconda scossa di 9° grado del 15 settembre alle ore 11.20, 6 secondi terribili ed indimenticabili.
Sabato 6 e domenica 7 agosto 2016, gli amici di Coia hanno voluto festeggiare tutti i volontari d'Italia che li hanno aiutati in quei difficili momenti per ringraziarli ancora una volta. Ci siamo incontrati di nuovo dopo 40 anni; allora forse per caso, oggi per ricordare e fare festa insieme.
Abbiamo rincontrato alcuni amici di allora tra cui anche una intera famiglia (in foto) che avevo aiutato e con cui mi continuo a sentire abitualmente. Abbiamo rivisitato i luoghi che ci avevano fatto incontrare, il campo, una collinetta spianata per l’occasione, dove avevamo piantato le tende militari che ci ospitavano.
Nel campo abbiamo rincontrato una vecchietta, la mamma di Sandro, il coordinatore dell’O.M.G. (Organizzazione Mato Grosso) a cui eravamo aggregati. La vecchietta, molto umile e orgogliosa del proprio figlio, tragicamente scomparso 11 anni fa in un incidente d’auto, ci ha mostrato, ancora conficcati nel terreno, due picchetti che 40 anni fa avevano sostenuto le nostre tende.
Gli amici di Coia durante la festa, ci hanno donato una targa ricordo, realizzata con una lastra di pietra della Carnia: “Coia ringrazia, 1976-2016”.
Davanti a foto sbiadite dal tempo ci siamo ritrovati, riconosciuti ed abbracciati. Ognuno con un suo particolare ricordo nel cuore, cuore che ci fece incontrare allora in quei tragici momenti del ‘76 e che oggi ci ha fatto incontrare di nuovo.
Grazie a tutti gli amici di Coia che ancora una volta hanno voluto aprire il loro cuore per riempire il nostro.
Sulla copertina dei loro quaderni i bambini di Coia hanno scritto: “Lis rosis e i fruz e fluriran simpri”!”
Di seguito il link del video dell'epoca
https://www.facebook.com/ottavio.antenucci/videos/10205118344598154/