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Le storie di Angiolina: il dottor Aldo D'Ascenzo

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Quando si vive in un paese come San Salvo, dove l’ibridismo e l’ignoranza nel vero senso glottologico latino, regnano sovrani, poco si sa di persone che, invece, sono veramente delle preziosità a tutto tondo e la loro luminosità non viene, volutamente, “accesa” a tutti.

É il caso della famiglia dell Dott. Aldo D’Ascenzo; due figli che, da soli, e con la guida propedeutica dei genitori, lungi dal seguire solo percorsi statici e ripetitivi, si sono inseriti in modo avanguardistico e linguistico, seppur difficilissimo, riuscendo a toccare ruoli non semplici, nè qualunquistici. Serve, infatti, soprattutto quel “talento” che le istituzioni non possono insegnare.

Il dott. Aldo D’Ascenzo é certamente apprezzato per la professionalità, il fiuto sorprendente  e la preparazione solida.

Giudicato poi, specialmente da coloro che hanno avuto filo da torcere, un politicante di parte, senza che ne sia stata evidenziata quella capacità oratoria trasferita in percorsi precisi ed ideologici di politica vera e non di superficilismo squallido, sgrammaticato ed incoerente.

Aldo ha studiato nelle scuole del nord da piccolo e tornava con la sua bella mamma dalla carnagione chiara come le donne del Canova, gli occhi penetranti che spiccavano su tutto il resto elegante e molto appariscente, fra lo sbiadito ed inconsistente habitat della San Salvo degli anni ’60.

Lei parlava in italiano, non certo forbito come quello dei suoi due bambini e soprattutto come riusciva a sbalordire il più piccolo di essi, Aldo, bello ordinato, elegante ma soprattutto “più grande” per la sua infantile età, quando dialogava con una imprevedibile logica, tradotta con parole azzeccate a livello grammaticale e sintattico.

Anche il suo sapere sbalordiva ed io, attratta quanto mai, cercavo di farlo parlare e mi piaceva farlo esibire come un piccolo attore divertente nella sua anacronistica e precoce saggezza.

Il bambino comunque ha seguito un percorso brillante e straordinariamente precoce; la laurea e poi la professione lo hanno catapultato in una società diversa dai suoi desideri.

Paola, però, é stata il suo miraggio, la forza della natura, l’ipnosi piacevole a prima vista anzitempo, da ragazzina, anche se ragazzina non ha mai smesso di essere...e di lune ne sono passate tante.

La meravigliosa creatura, i cui grandi occhioni neri, penetranti e dolcissimi nello stesso tempo, mi costringevano a guardarla più del dovuto, quando dal primo banco di quell’Istituto Commerciale (tanto poco adatto al suo talento innato, ereditato da un Doruccio che poi era il suo nobile papà) ascoltava con tutta la sua attenzione le mie variegate e letterarie lezioni di vita. Il liceo classico “Manzoni di Milano” doveva essere il suo ambiente scolastico ma, liceale e nordico, fu il suo “studente” del cuore, il suo professore della mente, il suo spasimante senza parole, il suo faro senza il quale tutto il suo splendore non avrebbe senso: Aldo.

La chiusa: non basterebbero un centinaio o più pagine, perciò voglio subito fermarmi qui.

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