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Le antiche mura e i tesori nascosti della nostra San Salvo

Il palazzo Di Iorio-Bruno

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Della San Salvo antica è rimasto ben poco. Il palazzo Di Iorio-Bruno rappresenta indubbiamente una di queste strutture in grado di raccontarci un po’ della nostra storia. Spesso ci siamo passati davanti, dandola quasi per scontato eppure tanti sono i suoi tesori nascosti. Di seguito l'interessantissimo terzo articolo di Giovanni Artese della rubrica “Le antiche mura e i tesori nascosti della nostra San Salvo”.

Il palazzo Di Iorio-Bruno

Il palazzo Di Iorio, poi Bruno, su strada della Chiesa, è un edificio del Cinquecento. Realizzato originariamente a piano terra e primo piano, presenta un interessante ambiente seminterrato, voltato a mattoni, sicuramente allineato con la superficie di calpestio dell'età romana. Ai primi del Novecento, il palazzo è stato sopraelevato a secondo piano; un intervento che, pur nella sostanziale continuità architettonica, ha creato alcune differenze, costruttive e stilistiche, con il resto dell'edificio (cinquecentesco).

Osservando la facciata, restaurata nel 2013, si può infatti notare come le murature del piano terra e primo piano siano in pietra spaccata o scalpellata alternata a ricorsi di mattoni (tipologia molto diffusa in età rinascimentale) mentre quelle del secondo piano esclusivamente in laterizio. Inoltre, la parte originaria della facciata, che si prospetta con un fronte di due stanze, è incorniciata da due possenti paraste a mattoni che, nella sopraelevazione, proseguono soltanto con rilievi a "bugnato gentile". Aggiunti agli inizi del Novecento risultano i balconi, dalle mensole in pietra e dalle ringhiere in ferro battuto tutti in stile liberty.

"Particolarmente interessanti sono il portale di ingresso e gli angoli della facciata arrotondati" (Davide Longhi). Il portale rinascimentale, unico rimasto in centro storico dopo l'abbattimento - nel 1968 - della "Porta della Terra", interamente in laterizio, costituisce la, testimonianza dell'attività degli epigoni dei maestri lombardi in Abruzzo (secc. XIV-XV) anche a sud del fiume Sangro. Il portale è impostato su due lesene laterali sormontate da due cornici orizzontali (la più alta maggiormente sporgente) che contengono tre triglifi. All'interno si situa un arco a sesto leggermente ribassato, modanato, sorretto da due spallette lisce ed elementari capitelli (Michele Massone), entro il cui spazio si colloca la porta. Gli angoli arrotondati costituiscono anch'essi elementi architettonici - in senso estetico-funzionale - tipici della tradizione rinascimentale ma che hanno in seguito caratterizzato anche la tradizione architettonica barocca e neoclassica (come si può osservare in altri edifici del borgo medievale e dell'espansione sette-ottocentesca).

Fino agli anni Sessanta del Novecento, la percezione della facciata di palazzo Di Iorio era impedita e modificata da altre abitazioni che occupavano l'area intermedia verso la chiesa di San Giuseppe: in particolare la casa di Ciavatta Angelo, la casa di Di Iorio Angelo e la casa di Grimaldi Aliano/Cilli Innocenzo; per cui vi si accedeva attraverso stretti vicoli. L'attuale percezione è dunque il risultato delle demolizioni degli anni '60/'70 del Novecento e poi della realizzazione del manufatto di copertura del vicino Mosaico romano.

L'interno del palazzo, ad eccezione dei vani seminterrati (con volte a crociera, in laterizio, al culmine a spina di pesce) risulta modificato tutto in stile liberty. In alcune stanze spiccano volte e pavimenti di primo Novecento, cornici a stucco nelle pareti e nelle volte (ora in parte compromesse da lesioni e piccoli crolli). Degni di nota sono i bei disegni dei pavimenti in graniglia di primo Novecento, sicuramente opera del più evoluto artigianato abruzzese del tempo.

Secondo lo storico londinese Andrew Slade, i Di Iorio (famiglia tra le più antiche di San Salvo) provenivano dall'area intorno la Majella e appartenevano a genti che praticavano la transumanza. Il territorio di San Salvo, tra Cinquecento e Settecento, oltre ad essere attraversato dal tratturo L'Aquila-Foggia (il maggiore della transumanza) e dal tratturello che collegava questo al tratturo più interno Centurelle-Montesecco (il percorso attuale è sulla direttrice: bivio di S. Antonio-via S. Rocco-via Madonna delle Grazie-via di Ripalta), disponeva di pascoli degli Stucchi, cosiddetti perché venivano affittati a pastori che volevano trascorrere qui l'inverno con il loro bestiame sulla base di un prezzo stabilito con un'asta annuale. Avendo fatto fortuna con l'allevamento, i Di Iorio avrebbero fissato la loro dimora a San Salvo e probabilmente acquistato o ereditato il palazzo che poi sarebbe stato sopraelevato e avrebbe portato il loro nome; un nome rimasto anche dopo il graduale passaggio alla famiglia Bruno e infine al Comune di San Salvo.

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