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Il luogo dei baci

I racconti del Conte

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Margaret, mi sono esposto troppo e qui la situazione non si smuove. Lascerò con rincrescimento la mia terra. Ma il mio cuore è pieno di gioia se penso che, ad aspettarmi oltre l'oceano, ci sarà Lei. Se passeranno due mesi senza mie vorrà dire che starò arrivando.

Di mesi ne erano passati ormai trenta e lei, ogni mattina, andava al ”luogo dei baci”, di fronte ad Ellis Island. Lì finivano le procedure per chi arrivava. Quell'ultima lettera, le ultime parole, la facevano alzare dal letto. Era incuriosita da quell'italiano. Non sapeva di latifondi, occupazioni o marxismo ma pensava di conoscere bene Mario. In otto anni di corrispondenza aveva seguito tutta la sua evoluzione. Da contadino analfabeta ad attivista impegnato.

Lui, ora, la chiamava “la mia musa”. Margaret sa cos'è una musa.

Quel giorno, mentre chiude la porta di casa, le torna in mente la sesta/prima lettera:

Cara Margaret Lane

questa mia prima lettera che ti scrivo. Primma pagavo una persona per scrivverre te e leggerre te. Non lavoriamo più la terra del paddrone. Ci ha cacciato puro dalla masseria. Ora lì ce maestro scuola elementare. Mi impara scrivverre e più leggere. Dice che ho pensieri belli. Non trovo tutti soldi per viaggio. Cerco lavori. Ti penso col cuore.

Lepore Mariolino

Margaret era rimasta sola con la sorella Jane, che era in procinto di sposarsi. Il fidanzato abitava in Burkin Street, dall'altra parte della città. Anche Miss Lane era stata sposata, con John, poliziotto. Una mattina qualunque, una rapina qualunque, una sparatoria. Era rimasto a terra.

Lei non credeva più in dio da quando i genitori morirono nel crollo della chiesa durante la messa del mattino. Suo padre, Mr Enry Lane, Enry per tutti, era un uomo colto, ricco ed illuminato. Aiutava tutti sempre e senza risparmiarsi.

Nonostante ne avessero la possibilità non cambiarono mai casa. “Solo l'albero ha le radici. L'uomo o le trova o se le deve inventare. Le mie le ho trovate qui” ripeteva.

Si era trasferito da non si sa dove e forse poco importa. Quartiere italiano, sugo che profuma le strade, panni stesi e vino rosso.

Enry aveva lasciato una discreta eredità alle figlie ed un grande insegnamento: “la bellezza si nasconde in ogni cosa, non vi stancate mai di cercarla”. E come il padre, Margaret era amata da tutti, portava gioia ovunque andasse.

Ed oggi, anche oggi, come ogni oggi, andava al “luogo dei baci”.

Sotto casa c'è la bottega dell'uomo del carbone. Nonostante fosse straniero e senza referenze Enry non aveva avuto remore a concedergli il locale al piano strada, “perchè ha occhi buoni”.

Riparava stufe e vendeva, appunto, carbone. Margaret lo considerava un amico anche se non lo conosceva, le sorrideva dolce, anche oggi. Era quasi uno di famiglia, ma non ne conosceva il nome.

Lei faceva ogni mattina lo stesso tragitto. Strade, ragazzini che si rincorrono sorridenti, bottegai, operai. Pensa a Mario e pensa “tutto si muove qui, vedrai”. Le piace che i loro nomi abbiano le stesse iniziali Mario Lepore, Margaret Lane.

Poco prima di arrivare a destinazione c'è una strada col suo cognome. Contiene colori e chiasso ed un barbiere che espone foto dei suoi clienti. Queste foto e questi suoni sono nella sua testa e nei suoi occhi.

Percorre il viale che costeggia l'Hudson, annusa pane caldo e fiori, vede le navi, attende, spera. Svoltato l'angolo ecco la scalinata. Famiglie, persone che si trovano, storie che si raggiungono. Foto. Baci. “Chissà in quante foto sarò capitata ...” .

Resta lì fino a quando chiudono il portone, verso mezzogiorno. Non c'è, non è arrivato. Tragitto al contrario col buonumore solo un po' rannuvolato. “Avrà cambiato idea, forse non mi desidera come scrive, avrà perso la nave... si ma da trenta mesi!?. No, sono sicura, verrà. Anzi, arriverà domani.”

Sotto casa c'è un nuovo postino e sta parlando con l'uomo del carbone che ora la sta indicando.

Una lettera dall'Italia.

Cuore in corsa, gioia, tenerezza, curiosità, tutto come l'ultima volta, tutto come quasi tre anni fa. Apre la busta. Non è la grafia di Mario.

Miss Lane

sono Federico Nobili, il maestro elementare che ha insegnato lettura e scrittura a Mario Lepore. Gli eventi che le narrerò si riferiscono a due anni addietro ma non ho potuto scriverLe prima in quanto recluso.

Ora siede sul gradino di casa, non possono essere buone notizie..

Ha appreso velocemente e Lei stessa avrà constatato con che curiosità egli si sia affacciato alla sua nuova vita. Ha letto tutti i miei libri e molti altri ancora. Ha capito che dovevano lottare tutti insieme per le loro terre. Poi, dopo un viaggio a Roma era cambiato. L'incontro nella sede del PCI col Ministro Fausto Gullo lo aveva turbato. Ormai era sfiduciato. Aveva iniziato a confidarsi ma si era bloccato. E, da quel momento, pensava solo a Lei, organizzava la partenza.

Margaret è di marmo come il gradino su cui è seduta, inizia a piovere, non se ne accorge. L'uomo del carbone le porge un ombrello ma capisce di esserle invisibile, le siede accanto, lo apre.

È vero, Lei era il suo pensiero più dolce, Miss Lane. Questa disillusione politica gli aveva fatto crescere ancor più la voglia di raggiungerla. Aveva le valigie pronte. La notte prima d'imbarcarsi qualcuno gli è entrato in casa. La mattina il fratello lo ha trovato esanime. Quella notte sono passate le forze dell'ordine a prelevarmi nel sonno, sono uscito dal carcere ieri mattina. Le chiedo infinitamente scusa per le notizie tremende che le ho riportato ma soprattutto per essere, di fatto, il responsabile di questa fine prematura e triste. Se Mario non avesse imparato a leggere sarebbe ancora vivo, lì con Lei. Dal canto mio ho deciso di non insegnare più. Non concorrerò alla crescita culturale di alcuno ne a creare opinioni o coscienza: sono armi potenti ma possono decretare la morte di chi le adopera.

Anni fa mi chiese se fosse corretto dire “penso a Margaret col cuore”.

Si, Mario, è l'unico modo corretto di pensare.

Con immenso cordoglio,

Federico Nobili

La pioggia ormai è solo un rumore, un dettaglio sfuocato, come la vita. Rimane seduta fino a notte fonda, pensa al vuoto, pensa a vuoto ed il vuoto l'attraversa.

L'uomo del carbone le siede ancora accanto. Lo vede solo quando il freddo le gela le ossa e decide di rientrare in casa.

- Ci sarò sempre Miss Lane -. Lei si ricorda in questo momento di non conoscerne il nome.

- Andrew, Miss Lane, il mio nome è Andrew -.

 Ringrazia, si alza, asciuga lacrime e pioggia e rientra in casa e non ne uscirà per molto tempo, Andrew le lascia del cibo sul davanzale ogni sera, prima di chiudere la bottega.

Sono passati due mesi quando Margaret gli si presenta di fronte vestita di tutto punto e con un cappellino giallo.

- Buongiorno Andrew, mi accompagni al mercato? -

E lo dice come se fosse la cosa più normale da dire dopo sessanta giorni di eclissi casalinga a una persona di cui conosci a malapena il nome. Andrew annuisce.

- Il tempo di prepararmi ed andiamo.-

Esce dalla bottega e lo aspetta in strada. Lui la raggiunge.

- Ma allora sei davvero nero di pelle? Pensavo fosse solo la polvere del carbone... -  sorride ricambiata.

Margaret, giorno dopo giorno, torna a piacersi, anche se ha deciso di non innamorarsi più.

Ripensa alle parole del padre.

Certo, quegli anni le avevano portato via tutto: la madre, il padre, John, Mario.

Ma quante emozioni, quanta vita, quanta bellezza le avevano regalato, nel luogo dei baci.

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