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L’insostenibile leggerezza del Centro Sinistra (e del Centro Destra) sansalvese

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Leggo con interesse che un gruppo, di amici e di persone che stimo, rivolge un appello alla unità del centro sinistra. Meglio tardi che mai, onore a chi ci mette la faccia e cerca di lanciare segnali nella direzione del dialogo e della costruzione di qualcosa di positivo.

Certamente appartengo anche io a quell’area politico culturale e mi sento di sottoscrivere quell’appello. Tuttavia lo sottoscrivo non in funzione delle prossime elezioni amministrative ma lo sottoscrivo affinché si possa fare un lavoro a partire da giugno 2017.

Certamente un comune sentire nell’ambito del centro sinistra è riscontrabile attorno ai valori della solidarietà, del welfare, della costruzione più comunitaria e meno individualista di una società e di un territorio ma sono concetti troppo vaghi e troppo poco coniugati in concreto per mettersi insieme solo su questa base a distanza di due mesi dalle elezioni.

L’unità, che bella parola. Essere uniti. Ma per fare cosa? In questi mesi ci siamo appassionati più nella ricerca di candidati e dunque nella ricerca di persone piuttosto che nella ricerca di temi o nella elaborazione politico programmatica di una visione di città e di territorio.

Amministrare una città è cosa diversa da amministrare un condominio. Ci vuole visione. Se i partiti e le persone che fanno politica non hanno o forse non “rivelano” la loro visione di città, non la discutono con i cittadini, non la confrontano con gli avversari e non la sintetizzano in un progetto, uniti o disgiunti, a mio parere, nella migliore delle ipotesi parliamo di amministratori di condominio nella peggiore parliamo di amministratori di propri interessi.

Salvo il tentativo dell’Arch. Monteferrante assistito dal Prof Beniamino Di Rico ( leggi ), non ricordo negli ultimi 5 anni una iniziativa, dico una, a sinistra come a destra capace di ragionare sul futuro di questa città / territorio. Può darsi che io sia stato distratto, può darsi che si tratti solo di un difetto di comunicazione. Me lo auguro sinceramente. Fatto sta che andrò a votare senza conoscere la risposta ad una domanda che ritengo fondamentale: ma quale città immagina fra venti anni il centro sinistra (e il centro destra) sansalvese? Una città il cui le industrie dell’automotive sono ancora il baricentro della economia? E se dovesse andare in crisi l’auto? Cosa stiamo facendo nei settori alternativi turismo e agricoltura? San Salvo Marina è cresciuta tanto, è innegabile, ma le paludi e gli acquitrini (fisici e giuridici), sono ancora li a ricordarci quanto ancora c’è da fare. L’agricoltura è certamente progredita grazie anche all’impegno della cooperativa Eurortofrutticola, ma quando usciremo dalla logica della quantità per puntare dritti alla qualità: marchi IGP e DOP, valorizzazione prodotti tipici, consorzi di produttori, trasformazione dei prodotti agricoli, imbottigliamento del vino e dell’olio? E’ così difficile organizzare una festa della pesca sansalvese con degli chef nazionali? 

Alla luce di quanto appena detto mi permetto di aggiungere all’appello all’unità, l’appello alla elaborazione di un programma, fatto con metodo realmente partecipativo e dal basso. E questo perdonatemi amici e compagni non si fa due mesi prima delle elezioni con la solita frase che ho sentito pronunciare più di una volta: quel che è fatto è fatto ma ora “vediamo le cose che ci uniscono” e rimettiamoci insieme. Parole che al mio orecchio suonano partecipazioniste. Io ormai ho scelto e da tempo,  la partecipazione. Questa della urgenza degli ultimi due mesi è di fatto il metodo con cui si fa politica. Mi dispiace non ci sto più.

Ci sarò da giugno 2017 con chi vuole parlare realmente di politica e non di nomi e con chi vuole creare luoghi fisici e virtuali in cui costruire partecipazione vera alla cosa pubblica.

 

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