Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il Mattioli "Ngopp o' Vesuvij"

Gli studenti del Mattioli di San Salvo sul Vesuvio e ad Ercolano

Condividi su:

Lo scorso 17 Marzo numerose classi dell’IIS “R. Mattioli” di San Salvo hanno compiuto un’uscita didattica presso il vulcano Vesuvio e gli scavi archeologici di Ercolano.

L’uscita, organizzata dai professori di scienze Gambuto e Palombo, per quanto riguarda la parte ambientale e dal professore di lettere Aquilano per quanto riguarda la parte storico-archeologica, è iniziata con la scalata del monte Vesuvio fino ad arrivare al cratere di un diametro di circa 250 metri, ma la fatica è stata compensata da una vista stupenda sul golfo partenopeo.

Dopo essere saliti, accompagnati dalle guide, ci è stata illustrata la storia del vulcano: a partire dai racconti dei naturalisti romani Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, testimoni diretti dell’eruzione del 79 d.C., sono seguite numerose eruzioni di carattere esplosivo fino al 1944, unica documentata fotograficamente grazie agli anglo-americani, che durante la Seconda Guerra Mondiale avevano “invaso” la penisola.

I resti di quest’ultima eruzione sono tutt’ora visibili, grazie alla colata lavica dove sono cresciuti licheni e muschi che conferiscono una colorazione grigia.

Attualmente il vulcano è in fase di quiescenza, senza il tipico pennacchio di fumo che lo ha caratterizzato negli ultimi secoli, anche se gli ultimi studi lo vedono come in procinto di riprendere la sua normale attività.                                                                                                     

La rinomata natura superstiziosa dei napoletani è piena delle numerose leggende e credenze riguardanti il Vesuvio. Tra le più rinomate ricordiamo quella che ha come protagonista San Gennaro, patrono di Napoli. I napoletani si affidano annualmente al patrono cittadino, quando arriva il periodo della liquefazione del sangue, il quale secondo i partenopei presagisce calamità naturali devastanti. A testimoniare ciò abbiamo l’accaduto della sera del 3 luglio 1656, quando il Vesuvio cominciò a eruttare cenere e lapilli: immediatamente, furono esposte le ampolle del sangue del Santo e proclamata l'indulgenza plenaria. San Gennaro, contento di tanta pubblica prova di devozione del buon popolo, ordinò alla lava di arrestarsi.

Nel pomeriggio, protagonisti sono stati gli scavi archeologici di Ercolano, dove il professor Aquilano è stato una valente guida per gli alunni.

Gli scavi, collegati direttamente all’eruzione del 79 d.C., sono unici nel loro genere in quanto ci consentono di constatare le conseguenze devastanti di un’eruzione vulcanica in un’antica città di carattere prevalentemente residenziale.

L’intera cittadina è stata coperta da una nube piroclastica (con temperature di 800° C) e da un’ondata di fango, che uccisero sull’istante le persone che si rifugiarono soprattutto in riva al mare, che anticamente bagnava la cittadina per attendere il soccorso da parte delle imbarcazioni stanziate a Capo Miseno, dove era stanziata la flotta romana.

Caratteristica in città è la presenza di case, ville, edifici commerciali, ludici (come il thermopólium, il nostro bar) e religiosi.

Questa non è stata un’occasione per visitare posti di interesse storico e naturalistico come semplici turisti, ma  come attori principali del processo di formazione dal punto di vista sia didattico che personale, che l’IIS “R. Mattioli” di San Salvo si propone di compiere, in quanto si è compreso quali conseguenze devastanti possa avere una catastrofe naturale di qualsiasi genere, soprattutto in una zona densamente popolata, che conta circa 2 milioni di abitanti, l'intero agglomerato di Napoli e la somma dei comuni Vesuviani.

Foto di Alessandra Albo e Francesco Celauro

 

Condividi su:

Seguici su Facebook