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“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”

Ci sono tempi in cui non si puo' rimanere in silenzio. Ci sono eventi da cui non si puo' prescindere

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CI SONO TEMPI IN CUI NON SI PUÒ RIMANERE IN SILENZIO.  
CI SONO EVENTI DA CUI NON SI PUÒ PRESCINDERE.

“I movimenti migratori in termini di origine, transito e destinazione, interessano praticamente ogni parte della terra ed in termine di motivazione sono quasi sempre forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne”. Nessuno può credere né tanto meno pensare o sperare di poterne rimanere fuori. Fanno parte integrante della nostra storia.
“ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE E INTEGRARE”  sono i verbi che Papa Francesco indica come strada da seguire per una comune risposta ai movimenti migratori; probabilmente sono verbi fastidiosi che ci obbligano a scomodarci dal divano di spettatori, dove taluni preferirebbero rimanere.
ACCOGLIERE…“Cari migranti e rifugiati! Voi avete un posto speciale nel cuore della Chiesa, e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana. La Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti i popoli, senza distinzioni e senza confini e per annunciare a tutti che «Dio è amore”
PROTEGGERE …“Proteggere  voi, fratelli e sorelle è un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti; prediligendo processi costruttivi, forse più lenti, ai ritorni di consenso nell’immediato; attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i trafficanti di carne umana che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa”
PROMUOVERE ...”Dal vuoto nasce la paura che spinge a vedere l’altro come un pericolo e un nemico, a chiudersi in sé stessi, arroccandosi su posizioni preconcette” - Il fenomeno migratorio pone, “un serio interrogativo culturale, al quale non ci si può esimere dal rispondere. L’accoglienza può essere dunque un’occasione propizia per una nuova comprensione e apertura di orizzonte, sia per chi è accolto, il quale ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunità che lo ospita, sia per quest’ultima, chiamata a promuovere e valorizzare il quanto ogni immigrato può offrire a vantaggio di tutta la comunità”.
INTEGRARE ….”Non solo a un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare …… non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga, si paga politicamente ….Quando un migrante o rifugiato non è integrato, c’è il pericolo che “si ghettizza, entra nel ghetto, è una cultura che non si sviluppa in rapporto con l’altra cultura” …e senza integrazione di cultura non si costruisce la pace, ma altri muri pur se non visibili. Costruire la pace non è solo sventolare bandiere multicolore ad una qualsiasi manifestazione (seppur positiva, se è tesa ad educare i più piccoli) ma è costruirla tutti i giorni attraverso ogni gesto e parola (scritta o anche solo detta); e sicuramente accostare un centro di accoglienza a parole come “turbativa di ordine pubblico” o a verbi come “decretare la sofferenza del commercio locale” non aiuta certo a costruire una città accogliente . . una città di pace.
Questi 4 verbi siamo chiamati a vivere noi, associazioni culturali e sociali del territorio, mettendo a disposizione le nostre forze, le nostre disponibilità e le nostre vocazioni.
Questi 4 verbi sono chiamati a concretizzare gli amministratori locali, attuando quelle collaborazioni sussidiarie che di fatto possono alleggerire “l’imposizione numerica” dell’accoglienza e cercando quegli strumenti che permettono anche un controllo sulla possibilità (che nessuno vuole negare) di mala gestione o di gestione solo affaristica delle attività privatistiche a ciò deputate, senza mai però farne demagogia o populismo e soprattutto senza mai fomentare la paura e il rifiuto dell’altro, del diverso, dell’immigrato in sé.
Questi 4 verbi speriamo ed auspichiamo che ogni uomo e donna di buona volontà possano quotidianamente testimoniare in una città bella e accogliente come la nostra, capace di guardare al futuro senza alzare muri o barriere che tanto male hanno già causato alla storia dell’umanità.  
Ognuno provi a domandarsi : se io, la mia famiglia, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli.....fossimo perseguitati, violentati, ridotti alla fame... partiremmo? Proveremmo a salvarci e cercare un futuro diverso? Troppo facile non essere loro. 

ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO GERICO E AZIONE CATTOLICA PARROCCHIA SAN NICOLA
 

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