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Perché lo sbarco di Spotify a Wall Street è una rivoluzione

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Fin dal lancio, Spotify ha rivoluzionato il mondo della musica e il modo in cui la ascoltiamo. Tutto è partitoquando i fondatori Daniel Ek e Martin Lorentzon lanciarono ufficialmente il servizio il 7 ottobre del 2008. Da allora lo streaming musicale è stato sempre più apprezzato e oggi rappresenta il modo più utilizzato in tutto il mondo per ascoltare brani e playlist.

I numeri del successo

Uno dei motivi del successo di Spotify è la possibilità di usufruire del servizio gratuitamente, a patto di accettare della pubblicità: questo sistema è statola prima alternativa legale alla pirateria e nel tempo ha dimostrato di funzionare. Ovviamente è disponibile anche una versione a pagamento, in cui non ci sono interruzioni pubblicitarie, che è la scelta migliore per gli utenti abituali e per l’azienda rappresenta la migliore forma di monetizzazione.

A fine 2017 il colosso svedese ha dichiarato di aver raggiunto 159 milioni di utenti unici al mese e 71 milioni di abbonamenti. Dal debutto di Spotify sono stati lanciati diversi servizi concorrenti come Apple Music, Google Play Music e Deezer. Ma Spotify rimante il leader di questo promettente mercato, che secondo gli analisti è in costante crescita.

Un debutto oltre le aspettative

L’ascesa del colosso svedese è stata recentemente coronata dallo sbarco a Wall Street. Lo scorso 3 aprile, infatti, il titolo di Spotify ha iniziato ad essere scambiato all’NYSE di New York raccogliendo subito una capitalizzazione di 26,5 miliardi di dollari, risultando il terzo miglior debutto di sempre per un titolo tecnologico dopo Alibaba e Facebook.

Il titolo ha suscitato immediatamente l’interesse del mercato e dei trader di Forex in Italia, che l’hanno considerato fin da subito un’interessante opportunità di investimento tra i titoli tecnologici. Le azioni hanno toccato in apertura i 165,90 dollari per share ed hanno chiuso la prima giornata di scambi a 149,01 dollari, realizzando un incoraggiante più 13% rispetto ai 132 dollari stabiliti come prezzo di riferimento.

Ma oltre alle cifre, il debutto di Spotify in borsa ha occupato i titoli dei giornali anche per un altro motivo, che riguarda la modalità di quotazione. I fondatori hanno infatti deciso di optare per il listing diretto: un meccanismo che ha consentito a chi deteneva le azioni dell’azienda di venderle direttamente, senza pagare commissioni di sottoscrizione e senza restrizioni sulle vendite.

Direct listing e IPO

La più grande differenza rispetto al tradizionale meccanismo delle IPO è la totale assenza di commissioni da pagare alle banche di investimento e agli intermediari. Per questo il direct listing è di solito utilizzato dallestart-up e dalle piccole aziende che non possono pagare gli elevati costi degli “underwriter”. Questi sono gli analisti finanziari che aiutano la compagnia a quotarsi pubblicamente fornendo assistenza riguardo il prezzo iniziale, i regolamenti da ottemperare e la vendita delle azioni attraverso dei network di distribuzione. Lo svantaggio rispetto ad una IPO è quella di non poter contare su alcun “paracadute” se il titolo dovesse essere molto volatile all’apertura delle contrattazioni.

Il futuro della quotazione diretta

Il fatto che un’azienda importante come Spotify abbia scelto la via del listing diretto viene considerata una vera e propria rivoluzione tra le aziende del tech e le start-up in generale. Questa sceltapotrebbe aprire la strada ad altre grandi quotazioniche utilizzeranno il meccanismo del direct listing. Tra le grandicompagnie pronte a quotarsi ci sono il gigante cinese Xiaomi, la californiana Docusign e il colosso del merchandising su licenza Fanatics. Staremo a vedere.

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