La Solennità dell’Ascensione è la festa della “maturità”, del tempo in cui si è chiamati ad essere responsabili e a camminare da soli. È il tempo della Chiesa chiamata a non contemplare solo il cielo ma ad annunciare, andare, uscire dai sepolcri e dai cenacoli per testimoniare nelle periferie esistenziali la bellezza di Cristo.
La prima lettura dagli Atti degli Apostoli ci dice che l’invito ad essere testimoni dell’annuncio nella Chiesa è per tutti coloro che si sentono “Teofilo” cioè amico di Dio ed è proprio questo scoprirsi infinitamente amati e sorretti da Lui che si invita la Chiesa a non perdersi tra le nuvole ma a camminare senza paura tra le strade del mondo “uomini di Galilea perché state a guardare il cielo?” Forti di ciò che il Signore ha operato la comunità può annunciare la libertà della fede e come affermava Martin Luther King “se la religione non scende nei tuguri della storia è sterile come la polvere”.
L’evangelista Marco nel Vangelo ci ricorda che la fede non è proselitismo ma attrazione, annuncio, parlare a tutti della Buona Notizia: Dio mi ha salvato perché mi ama. Nel mio quotidiano devo essere voce di questo amore che si traduce nei piccoli gesti di perdono e accoglienza; nel mio quotidiano la mia vita deve parlare di salvezza e deve essere salvezza per l'altro non con le parole ma con la testimonianza delle opere. L'Ascensione ci ricorda che ognuno di noi è chiamato a rendere la Chiesa più bella, a viverla e ad annunciarla nel tempo della gioia e del dolore, dell’esultanza e degli scandali, affinchè sia un tempo comunitario. Non si tratta di contemplare il cielo ma di essere testimoni del Risorto nella terra degli uomini. Chiudo questa mia riflessione con un passaggio significativo del romanzo “La Storia” di Elsa Morante: «Ah Cristo, sono duemila anni che aspettiamo il tuo ritorno. “Io- risponde Lui- non sono mai partito da voi. Siete voi che ogni giorno mi linciate o peggio ancora, tirate via senza vedermi, come se io fossi l’ombra di un cadavere. Io tutti i giorni vi passo vicino mille volte, mi moltiplico per tutti quanti, i miei segni riempiono ogni millimetro dell’Universo e voi altri non li riconoscete, pretendete di aspettare chi sa quali segni volgari».
Don Gianluca Bracalante