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Con Gesù tutto è più bello, tutto più vero

Commento al vangelo: Nozze di Cana

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In queste domeniche appena trascorse Dio si è rivelato dapprima nel mistero del Natale, poi nell’Epifania, ancora nel Battesimo e oggi si mostra a noi nelle nozze di Cana. 
Si è rivelato in una grotta, in una casa di campagna a Nazaret, sulle sponde di un fiume e oggi si rivela ad una festa di nozze. Non si rivela in uno spazio sacro, non si rivela in una sinagoga, non si rivela in un tempio, ma sceglie una matrimonio, sceglie due coniugi. 
Alla fine di questo racconto l’evangelista Giovanni ci dice che quello fu il primo dei suoi segni, al centro non c’è allora il matrimonio ma la nuzialità che rimanda ad altro. 

Per capire a cosa rimanda guardiamo alla prima lettura. 
Essa racconta un momento molto preciso per il popolo di Israele che, esiliato dalla sua terra, ne è rimasto per settant’anni lontano
Passano gli anni e cresce negli Israeliti  il desiderio di tornare alla loro terra, alle loro case, a quei paesaggi che avevano sempre visto, agli odori che avevano sempre sentito. 

E quando arriva il giorno in cui possono finalmente tornare liberi a casa, nasce nei loro cuori la felicità, e sono pieni di entusiasmo, pieni di voglia di ricominciare ma soprattutto desiderosi di volersi bene. Tutto questo però dura meno di un anno, e  così tornata la delusione, Isaia annuncia che Dio è vicino, chiede al suo popolo di non scoraggiarsi perché Dio ha desiderio di “sposare” il suo popolo
Alla luce di Isaia possiamo comprendere allora il Vangelo. Lo sposo e la sposa non hanno nome. Sono infatti la comunità cristiana e Dio, siamo noi e Dio tra cui ad un certo punto rischia di finire il feeling, il vino della festa.

Il nostro rapporto con Dio ad un certo punto rischia di spegnersi, di svuotarsi, di inaridirsi.
Dio sembra non raggiungere più il cuore dell’uomo e noi ci fermiamo ad un livello superficiale facendo di quella relazione qualcosa di trascinato e spento.
Le giare di pietra sono simbolo della pietra delle tavole della legge, l’acqua simbolo della purificazione. Un rapporto di fede ridotto a pietre e acqua è fatto soltanto dal preoccuparsi se sei corretto o scorretto, se commetti peccato oppure no. Questa religiosità non ha più vino cioè non ha più amore, non ha più slanci interiori, non ha più passione. 

Maria si accorge di tutto questo perché è madre degli affetti, cioè di quelle cose che muovono le decisioni dal cuore e non della testa, e chiede a Gesù di intervenire e riportare il vino sulla mensa. Il vino ristabilisce il feeling, il vino  permette di avere un rapporto con Dio che non sia più un rapporto fondato sulla legge ma sulla passione amorosa e sullo slancio. È questa la novità di Gesù . Quello che Gesù porta è molto più bello di quello che c'è stato prima, è molto più bello di ciò che c'era in partenza.

Gesù usa l'immagine delle nozze perché le nozze sono la festa per eccellenza, sono l'immagine della pienezza, perché fanno iniziare qualcosa di nuovo.  
Quando arriva un momento in cui nelle nostre relazioni  la magia degli inizi si spegne e tutto sembra andare male, Gesù ci apre prospettive nuove.
Chiediamo a Maria questo vino nuovo, vino che non ci sarà negato se diamo la disponibilità della nostra vita. Il Signore rafforzi il nostro rapporto con Lui se ce l'abbiamo già, ce lo rinnovi se l'abbiamo perso.

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