Cos’è l’uomo senza l’altro. Ogni uomo, se e quando non sceglie l’eremo, è un uomo che naturalmente vive con l’altro. Nessuno può vivere da solo! Ve lo immaginate se Dio avesse creato un solo uomo giusto per? Cosa sarebbe la vita di quell’uomo? Chi potrebbe amare, per chi potrebbe lavorare, con chi potrebbe scambiare quattro chiacchiere, da chi potrebbe ricevere gesti di affetto, con chi si potrebbe confidare, quale utilità avrebbe il suo agire, il suo essere…? Se Dio avesse creato un solo uomo non sarebbe un Dio di amore ma un Dio che voleva soddisfare semplicemente un suo ego. Ma Dio è “l’Amore” e tutto ciò che proviene da Lui non può essere altro che l’emanazione di questo suo essere semplicemente “Amore”. E così ha creato l’uomo con lo stesso spirito con cui un marito e una moglie mettono al mondo un figlio: semplicemente per puro amore e senza e aspettarsi niente in cambio e lo ha chiamato a vivere insieme agli altri e a costruire relazioni d’amore all’interno delle mura domestiche, nei luoghi di lavoro, in quelli di svago e in ogni altro luogo. Le testimonianze dei nostri ragazzi sansalvesi su cosa stanno vivendo a Panama con la Giornata Mondiale della Gioventù riescono a trasmettere quello che forse poteva essere l’immagine del sogno di Dio per l’uomo: tutti sotto uno stesso cielo che vivono nella consapevolezza dell’immensità dell’amore del Padre celeste e dell’essere come fratelli che condividono fatiche, gioie, e dolori. Si fanno l’uno dono dell’altro. Non ci sono mura, è come se parlassero tutti una stessa lingua, e anche se sono in tanti e ognuno con la sua identità, sono come un tutt’uno dove ognuno diviene il completamento dell’altro.
Di seguito la testimonianza di una dei sei giovani sansalvesi che ora si trovano a Panama, Francesca Di Marco
Papa Francesco nel discorso di apertura della GMG, a tutti i giovani ha detto "dovete essere ponte che unisce". Questo è Panama, un ponte che ha unito milioni e milioni di giovani da tutto il mondo.
Spesso si ha paura dei ponti, si ha paura che possano crollare per la poca stabilità, ma posso assicurarvi che questi ponti, costruiti da noi giovani, non possono crollare. L'ho capito quando guardando Cinta Costera (il parco dove abbiamo celebrato la via Crucis e l'arrivo del Papa) vedevo ragazzi che marciavano, ballavano, cantavano, correvano da una parte all'altra pur di incontrare un compagno che neanche parla la stessa lingua. Volti sorridenti e neanche un accenno di tristezza o malinconia. Era il tramonto, quando ero intenta a fissare lo sguardo del mondo sul Papa, che raccontava di come i giovani possono e devono cambiare il mondo, di come devono dedicare la loro vita al prossimo, perché senza una vita in relazione con l'altro siamo singoli uomini e non comunità.
Ho gli occhi lucidi quando penso a quanto amore, quanta allegria, quanta spontaneità e familiarità ci sia in queste persone che ho avuto il privilegio di conoscere, con quanta facilità si parli, senza pregiudizi.
Mi piace pensare che, in questa costruzione di questo ponte, possa metterci del mio per renderlo ancora di più forte e stabile.
Abbiamo ancora tanto lavoro da fare, tanto da camminare e imparare. Cari giovani, cara Francesca, noi siamo un ponte e non dobbiamo aver paura di camminare.
Cammino, cammino e tanto cammino! Le catechesi di questi giorni sono state, occasioni di incontri spettacolari! Si è parlato dei sogni di noi giovani, di quello che vogliamo per la Chiesa, ed è emerso che tutti vogliamo la stessa cosa: fiducia, forza e sostegno! Don Nicola, il parroco che ha tenuto una delle catechesi ha detto una cosa che mi ha davvero colpito, e che non possiamo vivere se non viviamo in comunione con il fratello, non esiste un individuo, ma una persona che condivide l'amore.
Abbiamo parlato di vocazioni e di quale può essere un nostro sogno, ed è qui che don Nicola ha fatto un paragone bellissimo "la vocazione è come una partita a ping pong e non ha schemi definiti, ma il tuo avversario risponde in base a come servi tu e noi con Dio possiamo giocarci, ricordandoci che la relazione con Dio è fondamentale in tutti gli ambiti della nostra vita. In gruppi da 4 abbiamo espresso i nostri sogni e i nostri pensieri su ciò che stiamo vivendo, ognuno con differenze, sia di età che caratteriali. Ho ascoltato le mie compagne e ho davvero capito di quanto Dio chiami la nostra vita a darle un senso. Questa ragazza, veneziana, ci ha detto che fino a 4 anni fa aveva sempre messo una croce sopra a Dio e sopra alla chiesa, quando poi in un sogno vede una suora che le dice " Dio ti ama", lei da allora vive la sua vita con Dio, vive la sua vita in relazione con il prossimo e con Dio. Tante altre piccole sfumature di queste giornate tutte molto intense, che stanno man mano dando colore e vita al mio quadro.
Ovviamente non sono mancate le risate, i balli e i canti fatti in allegria e gioia... Un piccolo scambio di bracciali con i nostri fratelli dell'Ecuador, del Cile e di tanti altri paesi, un gesto facile, veloce che però rende tutti fratelli sotto lo stesso cielo stellato. Viviamo così, senza limiti, senza pregiudizi e con facilità.