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Dove eravamo rimasti? (5)

Diario (a puntate) di quanto non è successo negli ultimi quattro anni a San Salvo

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Quinto quesito: È poi successo che il 23 agosto 2016 (leggi) mi sono interessato specificamente della Marina di San Salvo. 

Lo spunto mi era stato offerto, tanto per ‘non’ cambiare, dall’ennesima polemicuccia cittadina tra opposizione e maggioranza. In quell’occasione, però, non mi lasciai imbrigliare dal piccolissimo cabotaggio della provocazione perché pensavo, piuttosto, che della Marina si dovesse parlare a lungo e seriamente per perseguire l’ambizioso tentativo di elaborare un piano strategico di medio-lungo periodo. Uno di quelli che in genere non interessano a chi si candida (o ricandida) al governo di una città perché i tempi troppo lunghi per la loro realizzazione mal si conciliano con la cattura del consenso necessario in vista delle prossime scadenze elettorali.

Oltre che di medio-lungo periodo, però, il progetto (elaborato non importa da chi... meglio se coralmente) doveva essere ‘strategico’, e cioè che doveva partire da una domanda semplicissima: “Cosa vogliamo fare della Marina?” Mi chiedevo se oltre che polo di attrazione estivo-balneare, una ‘rinnovata’ Marina di San Salvo potesse diventare autonomo motore del suo sviluppo e, insieme, volano di rinnovata vitalità anche per San Salvo centro. Ma era della Marina che dovevo occuparmi. 

E allora è d’obbligo una premessa: se è vero che il preesistente centro storico di San Salvo aveva a suo tempo costituito un vincolo per ogni possibile nuova progettazione urbanistica della città, nessun vincolo invece esisteva per l’intero territorio della Marina. Che costituiva un’autentica ‘tabula rasa’, spazio ideale per disegnare e far nascere la più bella Marina d’Italia, senza necessità di abbattere un sola costruzione, senza dover rispettare vincoli di sorta... insomma una vera terra promessa per un qualsiasi studio di urbanistica degno del nome.

Al posto della più bella Marina d’Italia, invece, ci è toccato in sorte un anonimo aggregato di palazzoni assai simile alla periferia di una qualsiasi grande città... dove perfino un invidiabile lungomare continua a boccheggiare (assolato e deserto) nell’inedia di una sconsolante, prevalente destinazione ad area di parcheggio. 

Come poteva pensare colui che ha autorizzato tale scempio che quel lungomare potesse mai diventare attrattivo?

Sarebbe bastato non pensare alla Marina come luogo ‘finto e provvisorio’ per la truppa estiva dei bagnanti, ma come a una vera cittadina, viva e vitale per l’intero periodo dell’anno, dotata di tutti i servizi di una vera cittadina di ventimila abitanti (a cominciare da trasporti pubblici continui ed efficienti), capace di ospitarne altrettanti (anche in alberghi e strutture ricettive... non solo in appartamenti!) e non solo d’estate: basterebbe inventare ulteriori occasioni per attirarli. 

Per non parlare del fatto che l’eventuale trasformazione della Marina in una vera e propria città, potrebbe essere anche la soluzione (invano ricercata) per tantissimi dei problemi di un centro storico di originari quattromila abitanti, rivelatosi improvvisamente inadeguato alle esigenze di una popolazione quintuplicatasi in fretta. 

Mi rendo fin troppo facilmente che a parole è tutto facile... ma se nemmeno se ne parla le cose certamente si complicano!

E allora, basta con “Rassegnazione”, “Mancanza di senso di appartenenza”, “Silenzio d’oro”, “Incompiutezza”... Perfino questo spazio, messo a disposizione di tutti da www,sansalvo.net può diventare la tribuna dove chiunque (compresi i politici locali) possono dar vita a un dibattito serio e propositivo. Basta un minimo di impegno, meglio se dopo aver messo il naso fuori da San Salvo per vedere cosa hanno fatto altrove e qualche capacità di immaginare un futuro diverso.

Quinta risposta: Alla Marina di San Salvo, la grandissima “incompiuta”, è tutto fermo, e dopo tre anni dal mio già citato intervento tutto è come prima, salvo un pavidissimo tentativo di inventare in via Vespucci una ‘mini ZTL’ che però opera a singhiozzo, giusto per incoraggiare/giustificare le frequenti trasgressioni di un’utenza che evidentemente ha troppa poca familiarità con il corretto e salutare uso delle gambe, anche solo per fare brevi trasferimenti.   

 

Nota a margine - Confido che, almeno questa volta, chi più o meno direttamente e di volta in volta ho chiamato o chiamerò in causa voglia sentirsi coinvolto in questo ‘esercizio della memoria’... come invece puntualmente già avviene, ma solo (e spesso stucchevolmente) nell’infinita e sterile polemica cui ci hanno abituato maggioranza e opposizione cittadina.

 

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