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La lettera di Angiolina a Antonietta Marchese

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Cara Antonietta,

quando la notte della vittoria tutti festeggiavano la elezione del sindaco Marchese, io commossa e felice, ho pensato a te, la mamma del sindaco, la mamma di un figlio protetto dal Cielo, il figlio che ha avuto il privilegio di diventare un grande acclamato e amato sindaco.

Certo nonno Gabriele non se lo sarebbe mai sognato, specialmente quando il sole accecava i suoi occhi e induriva le sue braccia, quando lavorava quella terra di cui non era padrone, quella terra arida e poco redditizia, quella terra "fatata", quella terra che sarebbe diventata oasi realizzata, niente poco di meno che dal suo omonimo nipotino.

Gli astri velati di mistero si divertono sempre, sul cosmo e ruotano intorno a noi senza farsi vedere, creando e trasformando nel bene e nel male tutto, dando agli esseri viventi una spinta miracolosa o un improvviso calcio mortale. Ma le stelle cadenti quella notte luminosa delle Marinelle mentre una donna umile ma fiera del suo bambino, lo cullava lentamente, perchè troppo stanca del lavoro, esaudivano desideri che lei non sapeva scrivere e una stella, la più brillante, volle posarsi sui suoi capelli neri e fare di quel piccolo Gabriele un vero marchese della politica.

In quella terra sabbiosa faticosamente zappata, mentre la giovane sposa di Mimì dormiva, le stelle caddero su di lei e nel sonno Antonietta le irrorò con l'acqua del pozzo ed esse, inebriate, vi rimasero per sempre, nascoste nel suo cuore.

Cara Antonietta, sii orgogliosa del tuo operato, di tutto ciò che ogni mamma vorrebbe, ma che poche hanno e , quando un "acciacco"  ti fa soffrire, ripensa al tuo faticoso passato, riassapora le dolci fette di cocomero che si vendevano a 10 lire e racconta ancora al tuo bambino quella filastrocca infinita che sarà sempre la sua ninna nanna.

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