Spesso, nelle nostre giornate, passiamo lunghi minuti a riflettere, magari fissando un punto impercettibile della nostra camera, o chiudendo gli occhi e contemplando il buio che si cela dietro il nostro sguardo. I temi delle nostre riflessioni sono tra i più vari: a volte ci scervelliamo per progettare le nostre giornate, pianificandole minuto dopo minuto, istante dopo istante, o altre volte pensiamo al passato, cambiando umore in base al ricordo che ci viene in mente. Il pensiero che, però, sorge più frequentemente in ognuno di noi, è la fatidica domanda “Che cos’è la felicità? Io sono davvero felice?”. Molti, cercando di dare una risposta a questo quesito esistenziale vanno in confusione, provocando, nelle proprie menti, il panico più assoluto. Altri, invece, per scacciare più velocemente le complicate riflessioni, si rispondono con un rapido “sì”, senza star a pensare più di tanto a cosa voglia dire la parola “felice”. Chi, invece, a mio parere, fa la cosa più saggia, è quella piccola fetta di società che si sofferma davvero a riflettere, mantenendo la calma, certo, ma cercando di scavare nel profondo della propria anima per trovare una risposta sensata a quel quesito che tanto ci tormenta. Questo gruppo, spesso, una risposta se la dà e senza neanche troppi sforzi. Perché, in realtà, la vera felicità sta in tutti i piccoli gesti che ci circondano ogni giorno. Possiamo trovarla in un fiore colorato scovato in mezzo all’erba di un giardino, oppure nel pianto di un neonato o nelle fusa di un gattino. Possiamo essere felici anche affacciandoci alla finestra e guardando il sole che splende o sentendo il cinguettio degli uccellini. È proprio qui la bellezza della nostra felicità: il fatto che non sia programmata la rende spontanea e vera e così riesce, anche per pochi secondi, ad illuminarci intere giornate.