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In Abruzzo 4 casi di trichinella nelle carni di suini

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Quattro casi di trichinella riscontrati nelle carni di cinghiali abbattuti nella caccia e nei suini da allevamento. La presenza del parassita, che può provocare malattie anche gravi nell'uomo, è emersa a seguito degli accurati controlli del Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale della Asl. I controlli rientrano nell'azione di prevenzione messa in atto in concomitanza con la ripresa della caccia dopo la pausa dovuta all'emergenza Covid. La presenza della trichinella, in seguito alle analisi eseguite dal Laboratorio dell'IZS dell'Abruzzo e del Molise, è stata rinvenuta in un cinghiale catturato durante una battuta di caccia nell'aquilano. E così scattata la procedura di sicurezza che ha permesso al personale del servizio della Asl di rintracciare rapidamente il cacciatore e le carni contaminate, disponendo la loro esclusione dal consumo umano e la conseguente distruzione. Un analogo caso è stato accertato nell'aera di Sulmona. Le verifiche del Servizio della Asl hanno riguardato anche la Marsica dove la trichinella è stata trovata in due suini da allevamento. Nel 2019 il servizio della Asl ha eseguito circa 8.500 controlli, di cui 5.400 su suini macellati al mattatoio, 1.200 su suini macellati a domicilio e 1.900 su cinghiali cacciati. La trichinellosi è una zoonosi causata dall'ingestione di carne cruda o poco cotta derivante da suini, cinghiali ed equini e contenente larve di nematodi del genere Trichinella. La trasmissione dell'infezione all'uomo avviene esclusivamente per via alimentare quando vengono consumati alimenti a base di carni crude o poco cotte e loro derivati contaminati.

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