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Vizi capitali e peccati non sono la stessa cosa: quali sono le differenze?

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Vizi capitali, quante volte ne abbiamo sentito parlare e, spesso, ne neghiamo l’effettivo significato e da cosa derivino. Da molti comparati ai peccati, essi, invece, non sono altro che difetti caratteriali. Inclinazioni dell’animo che causano comportamenti che, potenzialmente, potrebbero danneggiare sé stessi o le altrui persone.

Per i cristiani, tuttavia, essi sono la causa dei peccati, ed è per questo motivo che, erroneamente, vengono spesso a loro equiparati: il peccato, per i credenti, è causato dal vizio. Non è casuale, in tal senso, che di vizi capitali se ne parlava in epoche precedenti all’avvento del cristianesimo: già nel IV secolo A.C., Aristotele, nel trattato Etica Nicomachea, ne parlava diffusamente, asserendo che ogni virtù portata all’accesso possa trasformarsi in un vizio.

Il vizio è l’eventuale causa del peccato

In ambito cattolico, tuttavia, il primo a trattare questo argomento fu Evagrio Pontico, ancora oggi considerato una sorta di “guida spirituale” dell’Oriente Cristiano e della vita monastica, che stilò, per primo, una lista dei vizi capitali, che, a differenza di quelli attuali, non erano sette ma bensì otto: la tristezza, in quanto assimilabile ad altri come accidia e invidia, fu in seguito eliminata.

A detta di alcuni studiosi, però, furono ridotti numericamente per assecondare alcune credenze popolari di quei tempi: il numero sette, infatti, simboleggiava la perfezione. D’altro canto, esso ha un'accezione particolarmente positiva anche nel cattolicesimo, basti pensare che rappresenta il riposo di Dio dopo la creazione ed è considerato, per questo motivo, il numero divino per eccellenza.

Andiamo ora ad analizzare i sette vizi capitali, partendo, per quanto ovvio, dalla superbia, che porta i soggetti a rivendicare la propria superiorità, anche solo presunta, in ogni ambito. Un vizio che spesso, purtroppo, porta un soggetto a non aver alcun rispetto delle leggi e delle altrui persone, in quanto convinto di valere più di qualsiasi altra cosa, implicando la sottomissione degli altri individui o la pretesa che gli stessi abbiano una sconfinata ammirazione nei suoi confronti.

L’invidia, invece, deriva dal fatto di odiare un altro soggetto perché possiede qualcosa che a noi manca. La gelosia, ad esempio, è un classico elemento che rientra in questo vizio, oltre ad altri elementi come il continuo paragonarsi con gli altri a causa, spesso di un giudizio fortemente negativo della propria persona. Non è raro, di conseguenza, che l’invidioso si senta fortemente appagato delle disgrazie altrui: una sorta di amara soddisfazione momentanea contro il perdurante protrarsi del proprio malessere.

Un vizio, nella concezione moderna della vita, può essere considerato veniale

Il vizio al quale ricorrono spesso gli esseri umani, è sicuramente la lussuria, come ben sanno gli utenti di siti ad alto tasso di piccantezza come Sexyguidaitalia.com. Considerata l’evoluzione della società moderna, questo vizio si può tranquillamente definire veniale, dato il radicale mutamento della mentalità delle persone e la ricerca, talvolta più che giustificata, di cercare un po’ di piacere per sé stessi.

La gola, invece, è una tipologia di vizio che non riguarda prettamente il cibo, al quale, di norma, viene accostato. Chi indulge nella gola vive in un perenne stato di insoddisfazione, divorato da una fame insaziabile che riguarda non solo le cose prettamente materiali ma anche lo spirito. Esso, inoltre, può essere associato ad alcuni comportamenti come lo spreco e la cupidigia.

L’accidia, invece, incorpora noia e inerzia perenni, che portano il soggetto a non fare nulla. Nell’epoca moderna, una persona viene considerata accidiosa anche nel caso in cui rifiuti il cambiamento, lo sviluppo delle cose e delle situazioni, vivendo in maniera totalmente neutra e ripetitiva, senza alcuna gioia o dolore.

L’ira, che può essere tranquillamente associata a parole come cattiveria, violenza e frustrazione, è quel sentimento che scatena un forte sentimento di rabbia incontrollabile nell’uomo, fomentando odio e sentimenti di vendetta. L’avarizia, invece, è un atteggiamento eccessivo e morboso verso i beni materiali, trascinato dall’ossessione di non averne mai abbastanza. L’avido è prigioniero di ciò che possiede e non si stanca mai di accumulare.

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