''Non immaginavo che a San Salvo ci fossero situazioni di tale precarietà''. Con queste parole, dense di amarezza, Andrea Di Paolo, sindacalista dello Slai-Cobas, commenta ciò che è accaduto a circa sessanta operai in servizio, fino a qualche giorno fa, nel centro di smistamento Conad, zona industriale di San Salvo. Si tratta, per l'esattezza, di cinquantaquattro dipendenti, molti dei qualdi nazionalità estera, in particolare cinese, alle dipendenze della Cft, una ditta di servizi che a sua volta lavora per la catena Conad. Ovviamente con contratti precari, a tempo determinato, e dunque senza le dovute tutele. L'esponente di zona del sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale, collegato ai Cobas, riferisce che allo scadere del contratto i sessantaquattro operai sono andati incontro a diverse problematiche. Per la maggior parte di essi c'è stato il riassorbimento, però con un altro contratto e sotto un'altra ditta di servizi, con tutto ciò che ne è derivato in termini di precarietà per la perdita, ad esempio, dell'anzianità di impiego e di altre garanzie. Per altri si è potuto ottenere soltanto un contratto a tempo determinato per altri quattro mesi, allo scadere dei quali saranno presumibilmente messi alla porta; mentre per ben quattordici operai è scattato addirittura il licenziamento ''E' una cosa inaccettabile - tuona Andrea Di Paolo - soprattutto perché gli altri sindacati (la triplice, ndr) non hanno mosso un dito per tutelare questi lavoratori. Si parla di operai che lavorano con contratti di precariato, dunque senza tutele. Ci opporremo con tutti i mezzi a questa stato di cose che va avanti da troppo tempo a San Salvo e nelle zone industriali vicine''. Nelle prossime settimane, infatti, lo Slai-Cobas ha intenzione di organizzare manifestazioni di protesta, con picchetti davanti alla sede del centro di smistamento Conad nell'area industriale di piana Sant'Angelo, volantinaggi ed altre azioni di dissenso.