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"Se ci contagiamo non è per nostra stupidità, ma perché siamo professionisti dell’assistenza 365 giorni all’anno"

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Ogni mattina all’alba entriamo nei nostri reparti ci mettiamo le mascherine che decubitano il nostro volto, usiamo le visiere e gli occhiali che si appannano con il nostro respiro, mentre posizioniamo un catetere venoso periferico, utile per infusione, usiamo il copricapo e il camice che ci fa sentire la schiena umida e cambiamo i guanti e ci laviamo le mani prima e dopo ogni attività.

Le ore del nostro turno di lavoro trascorrono tra prelievi, medicazioni, punture, elettrocardiogramma, interventi richiesti dai malati, prepariamo e somministrazione le terapie, rileviamo i parametri, all’occorrenza broncoaspiriamo i pazienti, procedura molto delicata e rischiosa per la grande dispersione di droplets e quindi ad elevato rischio di contagio, e facciamo tutto ciò utilizzando i DPI.

Ma non è solo questo quello che noi professionisti facciamo in questa fase emergenziale, facciamo il giro delle cure igieniche ai pazienti, imbocchiamo coloro che non sono in grado di mangiare autonomamente, etc. Allora, se noi operatori sanitari ci contagiamo non è per nostra stupidità, ma perché siamo professionisti dell’assistenza 365 giorni all’anno, ci prendiamo cura dei malati fragili, degli anziani con pluripatologie, dei malati soli e spaventati. La fase emergenziale che stiamo vivendo triplica i nostri carichi di lavoro. I turni sono pesanti e le dotazioni organiche non sono pensate per affrontare l’emergenza Covid-19, e in tutto questo, noi della sanità privata socio sanitaria convenzionata ex art.26 non abbiamo ricevuto neanche un euro del Bonus Covid-19,  ercepiamo miseri stipendi e abbiamo il contratto scaduto da oltre 8 anni.

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