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Quali saranno le conseguenze economiche, fisiche e psicologiche dello smartworking?

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Negli ultimi mesi milioni di italiani hanno dovuto riorganizzare la propria vita, familiare e lavorativa. Il lockdown ha costretto molte aziende a far lavorare i propri dipendenti da casa.

In questi mesi ci siamo abituati a un modo di lavorare che, prima della pandemia, riguardava solamente mezzo milione di italiani. Oggi, invece, lo smartworking fa parte della vita di molti di noi: alcuni ne apprezzano gli aspetti positivi, altri non vedono l’ora di tornare a quella che era la normalità lavorativa fino a febbraio 2020. Com’è cambiata la nostra vita durante quest’anno?

Molte attività si sono decentralizzate, dislocando buona parte della produttività aziendale. Chi ha potuto farlo, si intende. Tutto ciò ha indotto molti lavoratori ad abbandonare le città e a trascorrere questo periodo in campagna e nei borghi periferici, meno inquinati e trafficati. Lavorare circondati dalla natura ha sicuramente diversi vantaggi. Se lo smartworking dovesse proseguire anche una volta terminata l’attuale emergenza sanitaria, quanti tornerebbero in città? La prima conseguenza indiretta potrebbe riguardare proprio città e campagne. Si potrebbe dedicare maggiore attenzione alla riqualificazione dei centri urbani e, in generale, all’ambiente? Non di secondaria importanza, bisognerebbe valutare ogni aspetto legato sia alle nuove necessità sia ai nuovi doveri dei lavoratori. Insomma, ci sarebbe bisogno di una riorganizzazione generale. Ma andiamo con ordine e vediamo, per ora, qual è la situazione economica, psicologica e fisica dei lavoratori che si sono ritrovati in smartworking, da un giorno all’altro.

Conseguenze economico-produttive

Scuola, Video Conferenza, La DigitalizzazioneLenovo ha pubblicato lo studio “Technology and the Evolving World of Work”, con cui ha cercato di dare un primo bilancio sulle conseguenze del lockdown e dello smartworking. Per farlo, ha intervistato 20.262 persone, di cui 2.023 lavoratori italiani e i restanti occupati in Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Cina, India e Giappone, Brasile e Messico. Cosa ne è emerso? Il 63% degli intervistati si sente più produttivo, complice forse anche il tempo a disposizione, prima investito negli spostamenti casa-ufficio. Si considera, infatti, che ogni lavoratore percorresse in media 49 km al giorno per raggiungere il luogo di lavoro, pari a circa 1 ora e mezza di strada. Questo è tempo ora guadagnato, da impiegare in attività ricreative o nella gestione (non solo tecnologica) dei figli.

L’altro lato della medaglia riguarda le spese che si sono rese necessarie negli ultimi 8 mesi: 7 persone su 10 hanno acquistato pc, tablet e accessori vari, per una spesa singola totale di 238 euro circa. Per quanto riguarda l’Italia, ogni lavoratore in smartworking ha speso circa 305 euro, superato solo da Stati Uniti e Germania, con una spesa rispettivamente di 307 e 336 euro a testa.

Conseguenze economiche indirette

Un altro problema emerso con questa pandemia è legato alla futura gestione di servizi prima internalizzati e ora lasciati senza una precisa regolamentazione. Ad esempio, come verranno gestiti i buoni pasto o i problemi di salute legati alla postazione di lavoro casalinga?

Inoltre, se dal punto di vista aziendale interno la produttività è migliorata, da quello delle aziende di intermediazione non è così. Il Sole24Ore prende ad esempio i servizi che maggiormente hanno risentito della diffusione dello smartworking:

  • Mezzi di trasporto: ad agosto avevano registrato una riduzione del 60%.
  • Mense aziendali: il calo del lavoro è pari circa al 30%.
  • Imprese di pulizia: nonostante le attività di sanificazione che hanno comunque consentito di ridurre la crisi, le attività si sono ridotte del 15%.
  • Servizi immobiliari: la riduzione del 10% potrebbe avere a sua volta enormi conseguenze sull’intero settore immobiliare e finanziario. Basti pensare ai prezzi in calo su vendite e affitti, che determinerebbe una riduzione dei servizi di intermediazioni, di mutui e prestiti, del valore dei terreni, ecc. Insomma, un circolo vizioso.

Conseguenze legate alla salute dei lavoratori

Indubbiamente, non tutti dispongono di strumenti e accessori adeguati a lavorare a pari livello di quanto fosse precedentemente in ufficio. Il 71% degli intervistati ha dichiarato l’insorgere di problemi legati alla vista, al collo, alla schiena, alla testa, all’insonnia.

Inoltre, psicologicamente, la mancanza di contatti diretti con i colleghi riduce la capacità personale di relazionarsi con altre persone. Questo potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla produttività stessa. I genitori che lavorano in casa, infine, a volte non riescono a distinguere la vita lavorativa da quella domestica, sia come tempistiche sia come spazi. Anche in questo caso, la difficoltà di concentrarsi può causare una riduzione della produttività.

Come lavorare bene e non perdere il contatto con la realtà?

In vista del proseguimento dello smartworking anche post emergenza Covid, come anche suggerito dal Ministero del Lavoro, molte aziende dovrebbero impegnarsi per:

  • dotare i propri lavorati di tutti gli strumenti tecnologici necessari;
  • fare formazione tecnologica e informatica, per renderli autonomi e consapevoli;
  • garantire la sicurezza informatica, a protezione di tutti i dati inseriti e scambiati.
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