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Un pensiero speciale per la riapertura della Chiesa di San Nicola

Uno sguardo tra passato e presente di una chiesa che cambia

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Era il 16 settembre 2019 quando la nostra amata Chiesa di San Nicola chiudeva per avviarsi ad un percorso di profondo rinnovamento. Un percorso che, come tutti ricorderemo, è iniziato dopo un lungo periodo di tensioni e proteste che credo non sia opportuno menzionare in questa sede. Conclusa ormai quella lontana pagina del passato, quello che conta è che oggi San Nicola sia ancora qui, più bella e forte che mai, con una veste del tutto nuova. Ricordo che quando presentarono i lavori ero molto scettico al riguardo: non mi entusiasmava infatti l’idea di un ampliamento e di una ristrutturazione tanto radicali. Forse per il mio carattere alle volte poco avvezzo ai cambiamenti avrei preferito un semplice restauro che non avesse implicato eccessivi stravolgimenti della struttura preesistente.  Col passare dei mesi però, ho iniziato ad accogliere con favore e fiducia i mutamenti che erano in atto: vedendo quasi ogni giorno i lavori che avanzavano, notavo come la nostra chiesa stesse cominciando ad assumere un volto sorprendentemente più bello e completo del precedente. Ogni volta che un piccolo elemento della nuova facciata veniva portato a termine per me era come una festa, un momento di gioia e di speranza che stava ad indicare che la tanto desiderata riapertura si faceva pian piano sempre più vicina. Nel frattempo cercavo sempre di sbirciare da lontano anche cosa stesse accadendo all’interno, realizzando che quel poco che riuscivo a scorgere preannunciava un risultato finale che si sarebbe prospettato davvero splendido. Ero solito pensare, con soddisfazione: “La chiesa sta venendo veramente bene!” Inoltre, con il mio telefono, scattavo a ricordo per il futuro delle foto che potessero documentare la lenta ma costante trasformazione che stava avvenendo sotto il mio sguardo sempre attento e curioso. Nei primi giorni del 2021 arriva la sorpresa della facciata appena conclusa: dopo infinite settimane, la piazza ha tornato ha respirare. Non ricordavo quanto fosse ampia e quanto fosse bello e familiare per me salire sui gradini del sagrato. Le porte però, erano ancora tristemente sbarrate. Poi finalmente, il 6 febbraio, è arrivato il grande giorno: San Nicola riapre. Una vera grazia, specialmente perché questo evento rappresenta un dono in un periodo che è stato particolarmente luttuoso per la nostra città anche a causa del Covid.

Un sentimento di viva e profonda commozione mi pervade una volta varcato l’ingresso. L’ampia navata si rivela dopo più di un anno di fronte ai miei occhi, mai così inondata di luce, che si irradia incredibilmente generosa tra le pareti rimesse a nuovo. Riscopro con piacere i fantastici riflessi che le grandi vetrate mostrano in giornate così soleggiate: i mille tasselli colorati si proiettano in maniera effimera e mutevole tra queste mura, riverberandosi  magici ed inediti, pur nella loro breve e sfuggevole permanenza. Tante sono le novità che sorprendono e a cui devo abituarmi: anzitutto un nuovo pavimento, che con il suo splendore immacolato contribuisce a rendere ancor più luminoso l’interno della chiesa. Un moderno e più efficiente impianto di illuminazione, che contribuirà a renderla più sfolgorante anche nel buio della notte e nel corso delle funzioni serali. Sulla destra poi, in una nicchia appositamente ricavata, sono degnamente ospitate le statue di  San Rocco, San Nicola e Santa Lucia, che così spero trovino un’adeguata e definitiva sistemazione. Trovo installate anche le belle stazioni della Via Crucis, dall’aria vagamente orientale, dipinte a mano da monaci ortodossi. Nonostante ciò, realizzo che il presente di questa chiesa è ancora sospeso tra passato e futuro: il grande blocco di cemento modellato che sorregge l’altare, retaggio di anni che non torneranno più, ancora per pochi mesi assolverà alla sua funzione: la prossima estate infatti, verrà sostituito con una struttura di cui, grazie ad un plastico, già riesco a pregustare la sicura bellezza. Anche la magnifica statua del Gesù Risorto, una volta appesa in cima alle aguzze arcate del presbiterio, fa sentire la sua mancanza. Il suo mite sorriso, così rasserenante, non ci sarà ad accoglierci per i prossimi tempi: verrà ricollocato, seppur in modo differente, soltanto dopo i lavori estivi. Senza dimenticare che anche l’attuale sagrestia dovrà presto salutarci, in nome di un ambiente anch’esso più consono e funzionale. E’ stato già rimosso invece, il precedente fonte battesimale, in cui da piccolo ricordo quanto mi divertivo ad inerpicarmi e a nascondermi tra le sue intricate forme. Ad ogni modo però, non posso che ritenermi soddisfatto delle opere finora realizzate.

Non avrei mai immaginato quanto mi potesse mancare rientrare nella Chiesa di San Nicola anche solo per pochi minuti. E’ stato proprio nei quindici lunghi mesi della sua chiusura che ho maturato la consapevolezza di quanto fosse importante per me. E’ qui che sono stato avviato ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, ricevendovi sia il battesimo, sia la mia prima comunione che la mia cresima. A onor del vero però, ciò che mi lega davvero a San Nicola non è l’aspetto religioso, ma quello di “luogo delle origini”, che non vanno mai assolutamente dimenticate. Sono praticamente cresciuto ai suoi piedi, con le sue meravigliose campane che scandivano le giornate tra momenti felici e altrettanti momenti tristi. Qui più che in qualunque altro posto ho visto il segno degli anni che passano e gli inevitabili cambiamenti che essi portano con sé. Tuttavia, sarà sempre vivido in me il ricordo affettuoso che ho di una San Nicola ancora evidentemente provata dalle ingiurie del tempo e sempre più in difficoltà nell’ospitare una comunità che cresceva a dismisura. A tal proposito, vorrei chiosare questa mia riflessione con le toccanti parole dell’indimenticato Don Cirillo Piovesan, che nel suo libro di storia cittadina lasciò uno struggente ricordo di com’era la vicina Chiesa di San Giuseppe nei primi anni in cui fu parroco qui a San Salvo:

“Noi ricordiamo ancora con tanta nostalgia questa chiesa, fattasi, dopo tanti anni, anch’essa vecchia decrepita […], questa vecchia chiesa dai finestroni aperti alle intemperie come occhiaie vuote, dal soffitto sconnesso che sotto la pioggia si trasformava in doccione […], questa vecchia chiesa che faticava a reggersi in piedi. Eppure sentivamo di amarla. Ci era cara perché ci ha riempita l’anima di gioia negli eventi lieti, ci ha asciugate le lacrime nelle ore tristi, ci ha sostenuti nella fede e nella speranza, ci ha accolti come madre e ci ha stretti come fratelli.”

Con l’aiuto di queste poche frasi dunque, che in qualche modo rievocano in me il passato Chiesa di San Nicola prima dei restauri, intendo esprimere come io sia pronto ad amarla in questa nuova fase della sua storia, pur continuando a perpetuare la memoria del suo precedente modo di essere. Ma a  prescindere dal suo aspetto, qualunque esso sia, per me rimarrà sempre la chiesa più bella del mondo.

San Nicola, bentornata. Oggi è stato come rientrare a casa.

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