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Soppressione delle Province, il 'no' unanime del Consiglio

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ANCHE DAL CONSIGLIO provinciale di Chieti arriva un secco, e a dire il vero scontato 'no', alla soppressione degli enti provincia. ''In conformità a quanto accaduto in tutte le Province d'Italia, il Consiglio di Chieti ha deliberato con voto unanime dei gruppi politici presenti, sia del centrosinistra che di centrodestra, un ordine del giorno predisposto dall'Upi, posto a difesa dell'esistenza delle Province'', spiega Camillo D'Amico, capogruppo Pd. ''Non è stato un voto che mira alla sola sopravvivenza dell'ente, costituzionalmente prevista, - precisa D'Amico - ma dal dibattito è emersa la comune necessità che, nel ridisegno istituzionale cui l'Italia ha estremo ed immediato bisogno, per l'ente Provincia vengano ridefiniti precisi ruoli e competenze. A tal riguardo è stato da tutti sottolineato come il disegno di legge sul federalismo fiscale in discussione in Parlamento, già approvato dal Senato, fissi nuovi compiti e relative imposizioni alle Province contraddicendo, di fatto, la sterile e strumentale campagna che, taluni gruppi politici, sovente palesano come elemento per abbattere i costi della politica. Noi siamo convinti che la politica vada ridimensionata nei suoi costi, ma deve riguardare l'interezza della filiera istituzionale, che va ridisegnata nei suoi vari livelli, anche in riferimento ai numerosissimi e spesso inutili enti strumentali cos come rispetto alle Province che, intanto, non vanno aumentate nel numero e ridotte laddove effettivamente risultano superflue, come nel caso delle città metropolitane''. Scontato, appunto, il 'no', ovviamente unanime, da destra a sinistra, del Consiglio provinciale alla sua cancellazione. La questione dibattuta, che indica nella riduzione dei costi della politica una priorità assoluta per il Paese, è largamente condivisa dall'opinione pubblica. Basta uscire dai 'palazzi' del potere per percepire la chiara volontà dei cittadini di tagliare, di ridimensionare le indennità e i vari benefici di cui godono, a pi— livelli, i cosiddetti amministratori. Al contrario i componenti dei vari enti, dai consiglieri provinciali a quelli delle Comunità montane, si battono per la sopravvivenza dell'ente che permette loro di gestire un certo potere politico e di percepire le indennità di carica. Più che esercizi retorici e inutili discussioni dall'esito scontato, sarebbe più democratico dare la parola ai cittadini, interpellando sull'argomento, magari attraverso un referendum, quella 'volontà popolare' che, vale la pena ricordarlo, è ancora sovrana. Proprio a riguardo l'ex parlamentare Rapagnà ha rilanciato una raccolta di firme per un'iniziativa di legge popolare finalizzata alla riduzione dei costi della politica, a partire dalla Regione e a scendere ai livelli inferiori. Per firmare basta recarsi presso gli uffici comunali del proprio comune di residenza. Tornando alla difesa d'ufficio dell'ente Provincia votata dai suoi stessi componenti, D'Amico, in chiusura, aggiunge: ''Solo una discussione pacata, seria, chiara e senza fronzoli può seriamente andare in contro a quello che la gente chiede: ridurre i costi della politica''. Più che di 'chiacchiere', sia pure pacate e serie, i cittadini hanno bisogno di gesti concreti. http://francescobottone.splinder.com/
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