Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Rimborsi depurazione Sasi, oltre al danno la beffa: i cittadini rischiano sanzioni

Condividi su:
OLTRE al danno la beffa, mai frase fu più appropriata per definire la paradossale situazione che si registra per i cittadini dei comuni che hanno la Sasi di Lanciano come gestore unico del servizio idrico integrato. Il danno è rappresentato dal fatto che per anni gli utenti hanno pagato una tassa sulla depurazione delle acque, un 'balzello' non dovuto, come ha stabilito recentemete una sentenza della Corte costituzionale, nei comuni dove gli impianti di depurazione non sono stati realizzati o non sono mai entrati in funzione. Praticamente quasi tutti i residenti nell'Alto Vastese e in molti centri del Medio Vastese si trovano in questa situazione. Fin qui il danno. La beffa si aggiunge nel momento in cui i cittadini, forti della citata sentenza e delle dichiarazioni del cosiddetto Difensore civico regionale, l'avvocato Sisti, hanno prodotto domanda di rimborso per le somme versate alla Sasi. La ditta di Lanciano, forse nel tentativo di distogliere i richiedenti dal proposito di riavere i soldi che non avrebbero mai dovuto versare, sta facendo 'ostruzionismo', richiedendo una serie di documenti introvabili perché datati venti o trenta anni addietro. E fin qui la beffa non si configura ancora, mentre essa diviene palese quando la Sasi 'minaccia' addirittura il ricorso a sanzioni amministrative per gli utenti che non siano in grado di dimostrare di essere stati autorizzati dai Comuni di residenza ad allacciarsi alla rete fognaria. In una nota della Sasi inerente la pratica dei rimborsi del canone di depurazione, si legge che "tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati", che "l'utente, ottenuta l'autorizzazione ad allacciarsi alla rete fognaria, provvede a comunicare al Comune ed al Gestore (la Sasi, ndr)l'avvenuto allaccio". Solo dopo tale comunicazione, precisano dalla Sasi, "l'utente può iniziare lo scarico delle proprie acque reflue in fognatura", mentre lo scarico di acque domestiche senza autorizzazione "è punito con sanzione amministrativa". Insomma, i poveri cittadini non solo non vedranno un centesimo di rimborso per una tassa dichiarata illegittima da una sentenza, perché versata per un servizio mai goduto, ma rischiano ora di essere multati per aver inquinato, cioè per aver scaricato nella fogna comunale non collegata ad un depuratore. Una logica contorta, al limite del ridicolo, in base alla quale a causa delle omissioni dei Comuni che non hanno realizzato i depuratori, gli utenti rischiano di essere multati per aver inquinato. Incredibile. Ed è quanto conferma un dirigente della Sasi, tale Ferri, contattato telefonicamente dalla nostra redazione: "Certo, è così, perché i cittadini non possono inquinare e pretendere addirittura il rimborso. Gli utenti devono essere stati autorizzati a scaricare in fogna e questa autorizzazione non può esserci stata per i Comuni che non hanno un depuratore funzionante. Il singolo avrebbe dovuto attrezzarsi con una fossa biologica, in proprio. Preso atto della sentenza, abbiamo sollecitato i Comuni a progettare o completare i depuratori, al fine di rimuovere la causa dell'inquinamento. La somma restante, al netto di queste ultime spese, sarà restituita ai cittadini". E siamo davvero alla farsa.
Condividi su:

Seguici su Facebook