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Progetto "Fim For l'Aquila": per non dimenticare

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Nell’ambito del progetto “Fim For L’Aquila”, promosso dai Giovani Fim Cisl, nella mattinata del 25 gennaio 2010 alla presenza del segretario Nazionale Marco Bentivogli e del segretario Regionale Giovanni Di Sero, abbiamo donato alla scuola Materna del circolo didattico “RODARI”di Pianola (Aq), grazie ai fondi raccolti dalla vendita delle t-shirt “Fim For L’Aquila”, una macchina fotocopiatrice , del materiale didattico (quaderni, libri per la prima infanzia, carta penne etc.) e una serie di attrezzature e giochi per bimbi ( lavagna, puzzle,tappetini, lego, giochi in legno, pongo etc.). Sono passati quasi dieci mesi da quel terribile 6 Aprile giorno in cui L’Aquila,città capoluogo di regione insieme a buona parte delle proprie frazioni e dei comuni limitrofi,venne devastata da un terremoto di circa il 6 gradi magnitudo 23 secondi! In solo 23 secondi una popolazione di circa 100000 persone vedeva la propria vita sbriciolarsi. 307 vittime 1600 feriti gravi. Questo il prezzo che la città e i suoi studenti hanno pagato! Erano le 3 e 32 ! Il buio avvolgeva tutto. Chi ci accompagna nel nostro giro porta con se il ricordo dei nefasti scricchiolii delle case adiacenti,del pianto dei vicini di casa travolti dall’emozione nell’incontrarti,del nauseabondo odore di metano che rendeva l’aria irrespirabile e in fine,ma non per importanza,dello zio Rocco morto nella mia macchina la notte successiva mentre accampati alla meglio cercavamo di riposare difendendoci dal freddo. Gli Aquilani elogiati da tutti per la compostezza con cui hanno vissuto e stanno vivendo questi terribili momenti,esortati da tutti ad andare avanti facendo appello alla loro indiscutibile caparbietà non finiranno mai di ringraziare e non dimenticheranno mai tutti coloro che gli sono stati vicini, sia nella fase dell’immediata emergenza, sia nella fase della ricostruzione. Dell’Aquila in tv e sui giornali si è detto e scritto molto,ma ad oggi, a dieci mesi di distanza a riflettori spenti è legittimo chiedersi: “come vanno le cose ? Questa gente che futuro avrà? “ In quello che è stato definito da molti il più grosso cantiere del mondo i lavori procedono a passo piuttosto spedito per quel che riguarda la realizzazione delle abitazioni antisismiche del progetto C.A.S.E e delle opere di urbanizzazione a corredo di tale ambizioso progetto che ha visto nascere intorno alla città di L’Aquila dei grossi quartieri ex-novo. Per quel che riguarda i M.A.P (moduli abitativi provvisori) le cose vanno meno bene. Iniziati in ritardo ovvero quasi in pieno inverno, le ditte e i loro dipendenti hanno lavorato in condizioni difficilissime accontentandosi spesso di mangiare in piedi un rapido panino nel bel mezzo del cantiere. Le caserme cittadine riconvertite in fretta e furia in “alberghi” ospitano numerosi nuclei famigliari e un numero consistente di studenti fuori sede. Tutto ciò purtroppo non è stato sufficiente per consentire a tutti di tornare in città e ad oggi, ancora circa 16000 persone vivono tra gli alberghi sulla costa e quelli delle stazioni sciistiche limitrofe,in attesa che qualcuno li contatti per proporgli una soluzione per poter rientrare in città. A queste sedicimila persone ne vanno aggiunte altre 20000 circa che percepiscono un C.a.s (contributo di autonoma sistemazione ) che si arrangiano da sole. La burocrazia regna sovrana in ogni ufficio e per i cittadini è una battaglia quotidiana. La protezione civile pubblica periodicamente una guida per il cittadino di circa 66 pagine dove vengono segnalati i luoghi dove poter ritrovare i vari uffici,i numeri di telefono utili ecc.,ecc. La ricostruzione leggera,quella riguardante edifici con piccoli danni, per capirci, procede lentamente, la ricostruzione pesante invece non è proprio partita (manca l’ordinanza della protezione civile che consente di cominciare) e ancora non si sa con certezza dove poter smaltire le macerie derivanti dai crolli. Le scuole di ogni ordine e grado grazie ai MUSP ( moduli adibiti ad uso scolastico) e l’Università grazie al reperimento anche di edifici di ex-aziende ora in disuso, sono ripartite quasi con regolarità (resta il problema non secondario delle abitazioni per gli 15000 studenti fuori sede). Oggi che l’emergenza sembra essere passata, anche se lo sciame sismico è ancora in corso,bisogna iniziare a guardare avanti, e alle istituzioni,alle parti sociali,a tutti i soggetti economici in campo spetta il compito di mettere su un progetto organico per la rinascita della città senza che il tessuto sociale venga sgretolato. Il sindacato tutto e la Cisl in particolare, può con orgoglio rivendicare il fatto che da subito ha cominciato a fare proposte concrete che se recepite possono fare da stimolo per l’economia . Due esempi su tutti: Zona franca (per 15 anni le aziende hanno importanti sgravi fiscali) rigoroso controllo dei prezzi degli affitti e fino a giugno prossimo per L’Aquila e per i comuni del cratere ci sarà la sospensione delle tasse per tutti ,dipendenti e privati. Il lavoro insieme alla ricostruzione non solo delle case ma anche del patrimonio storico artistico e del tessuto sociale saranno la vera sfida per il futuro del L’Aquila. Se ci saranno case belle e sicure ma non ci sarà lavoro per chi dovrebbe abitarci, non potremmo certo dire di aver vinto la guerra. Tanti negozi e attività artigianali, non hanno riaperto e forse non lo faranno mai più. Tante aziende che prima del terremoto stavano facendo i conti con i loro piani di ristrutturazione o che erano in fase di dismissione, annunciano la chiusura e vanno via lasciando i lavoratori e le loro famiglie senza lavoro. E paradossale come nel più grosso cantiere del mondo, molti lavoratori edili della provincia sono rimasti a casa in cassa edile. Il sindacato in questi casi sta facendo un grosso sforzo per tamponare lì dove si può ma è dura quando la proprietà non vuol sentir ragioni, di contro bisogna dire che molte aziende anche di rilevanza internazionale ,cominciano a far capolino all’orizzonte, pronte probabilmente ad avviare nuove produzioni ma restano in attesa dei famosi incentivi senza i quali non si fa nulla. Vogliamo però lasciarci con una speranza, tante sono le difficoltà, ma tutto fa pensare che se si lavora nel modo giusto, questo territorio conoscerà nei prossimi anni una fase di crescita importante dovremmo essere però bravi a vigilare affinché i soldi vengano spesi bene,nell’interesse collettivo.
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